Nek, tra Sassuolo, Modena, un nuovo album e un concerto in Arena

“Una definizione per questo album? Direi: Filippo in continua mutazione”. Questa la risposta sintetica di Filippo Neviani, in arte Nek (nella foto), per presentare il suo nuovo album di inediti “Unici”. Quella del musicista sassolese è un’evoluzione inarrestabile che stavolta, canzone dopo canzone, arrangiamento dopo arrangiamento, testo dopo testo, esplora il concetto di ‘vita’ in tutte le sue declinazioni personali ed emotive, dal desiderio di evasione in “Uno di questi giorni” fino all’ironia esistenziale di “Freud”, con il featuring di J Ax, dalla non scontata disamina dei valori in “Questo so di me” alle metafore de “La mia terra”.
Non è un concept album, ma un viaggio pieno di energia dentro le sfaccettature della vita che rendono tutti noi unici, proprio come la parola slogan che dà il titolo a questo disco”, spiega ancora Nek.

Filippo, sei cresciuto nella tua Sassuolo, a “pane, salame e Police”. Modena, invece? Che tipo di rapporto ti lega alla città della Ghirlandina?
E’ vero, ho cominciato a Sassuolo, suonavo con gli amici, fantasticavo su quello che sarebbe stato il futuro: se avessi fatto parte di una band, come sarebbero andate le cose… A quell’epoca il sogno più grande era Modena, che consideravamo la capitale del rock. E lo era davvero – parlo di 30 anni fa, degli anni ‘80 – perché da Modena sono passati a suonare tutti i più grandi gruppi rock della storia. Modena per me era una Londra a portata di mano. Lì c’erano le band più organizzate.

Come artista sei proiettato nel mondo, ma ti senti molto emiliano?
Amo le mie origini, mi piace stare con gli amici, i profumi dalla mia città. In più è vero, l’Emilia Romagna è una regione molto prolifica dal punto di vista della creatività musicale. La sento davvero una regione viva. Dicono che Sassuolo derivi dal latino “Saxum Solum”, e si presume che anticamente ci fossero dei giacimenti di petrolio. Forse questa energia speciale scaturisce da queste origini storiche e geologiche.

Tornando ai mitici Police, qual è la tua canzone preferita?
Ti dico “Every breath you take”, senza esitazioni. Intanto perché avreivoluto scriverla io. Poi è una canzone perfetta, con tutti gli elementi al posto giusto. Ha il giusto equilibrio di pathos, è un pezzo capace di trasmettere sensazioni che ti porti dietro tutto il giorno, ma con grande semplicità. Sono sempre più convinto che la semplicità sia quell’ingrediente straordinario che fa la differenza.

Il prossimo maggio suonerai all’Arena di Verona: quali le emozioni?
Semplicemente è un altro grande sogno che si realizza. È da quando ho iniziato a fare il musicista che sogno di fare un concerto tutto mio all’Arena, e adesso è arrivato il momento, a 25 anni dal primo disco. Il conto alla rovescia è appena iniziato, e io già non sto più nella pelle.

Come ha preso forma la collaborazione con J Ax?
È nato un rapporto umano tra noi. Quando una collaborazione nasce così, per me è eccitante. C’è meno strategia di quanto si possa pensare; c’è la condivisione e la passione. Nessuno meglio di Ax può accompagnare uno psicolabile come me; ci siamo divertiti a ironizzare su uno dei maestri della psicologia. Sigmund Freud, alla fine anche tu fai solo delle ipotesi sull’amore; ma come dice Ax, non esiste un manuale di istruzione.

Sito web ufficiale: www.nekweb.com

Di Francesco Rossetti

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