I sogni risorgimentali di Menotti in un libro di Roberto Vaccari

Togliere un po’ di polvere museale sulla figura dell’eroe risorgimentale, restituirgli passione e intraprendenza, lasciando fuori ogni retorica celebrativa: sono questi gli intenti alla base del nuovo libro di Roberto Vaccari: “La capitale dei sogni: il romanzo di Ciro Menotti”, edito da Colombini editore.

Vaccari, da tempo lei nutriva un interesse specifico per Menotti?
Insieme ad altri cerco di mantenere vivo un interesse storico verso un periodo decisivo per Modena e l’Italia. Come ha detto il professor Giorgio Montecchi, “la rivoluzione del 1831 sarà la chiave di lettura attorno a cui dovrà incardinarsi il futuro Museo del Risorgimento di Modena che, chiuso nel 1990 e giacente dunque negli scatoloni da più di 26 anni, forse rivedrà la luce nel 2019, se l’amministrazione comunale manterrà la promessa fatta di riaprirlo”. Ecco, in quel Museo sono compresi parecchi reperti storici di grande suggestione, come la camicia con cui Menotti fu impiccato, tanto per dirne uno. Modena purtroppo sembra un po’ dimenticarsi di queste vicende.

Il libro è un romanzo o un saggio?
È metà romanzo e metà saggio, perché è tutto molto documentato. Forse la forma romanzo è anche più avvincente per il lettore, lo è persino per chi lo scrive. Ci tenevo a estrarre la figura di Menotti da un contesto di narrazione risorgimentale classica, riportando questa figura alla modernità che testimonia la sua vicenda umana. Intesa anche come anelito alla democrazia. Raccontare l’uomo che conosce le lingue, un imprenditore che commercia con tutta Europa. Suo padre era un industriale del truciolo. Ciro fonda una fonderia, una segheria, porta la prima macchina a vapore nel ducato di Modena, nel 1826. Era un uomo passionale che voleva affermare la propria dignità, convinto che i principi della Rivoluzione francese potessero realizzarsi più compiutamente in un’Italia finalmente unita.

Il Ducato di Modena era penalizzante per uno spirito libero?
Lo era senz’altro per la libertà di parola come anche per la libertà d’impresa. Si trattava di uno stato autocratico dove potevi far partire un’impresa solo attraverso istanze ducali, un labirinto di corporazioni, permessi e ostacoli feudali.

Dopo la repressione Modena si addormenta un po’ rispetto al movimento risorgimentale?
Beh, la repressione fu molto violenta. Furono tutti imprigionati, o dal duca o dagli austriaci. Lo stesso fratello di Menotti rimase in carcere quasi due anni. Altri come Enrico Cialdini e Manfredo Fanti, riuscirono a fuggire all’estero. Il Risorgimento riprese vigore solo nel 1859, all’arrivo dei piemontesi, che comunque trovarono una Modena già liberata.

“La capitale dei sogni” del titolo è Modena, vero?
Nel prologo del libro lo spiego. Mi riallaccio ad Antonio Delfini e al suo racconto “Modena 1831, città della Chartreuse”, dove ipotizza che Stendhal intitolò il suo celebre romanzo “La certosa di Parma”, intendendo tuttavia Modena. Diciamo che esiste un punto in corso CanalGrande da cui si possono vedere l’Accademia, la casa di Menotti, San Vincenzo che era la cappella degli Estensi. In quel punto convergono tutta una serie di vicende. E tanti sogni diversi che non sono diventati realtà.

 

Menotti e i Moti del ’31 raccontati a più voci

Ciro Menotti, carpigiano di Migliarina la cui tomba si trova a Spezzano, luogo d’origine della moglie, venne ucciso assieme al notaio Vincenzo Borelli, per ordine del duca Francesco IV d’Austria d’Este, il 26 maggio 1831, in seguito alla cosiddetta “Congiura estense”. Nel romanzo di Roberto Vaccari, la vicenda di Menotti viene raccontata in prima persona dai testimoni che l’hanno vissuta: il padre, il socio d’affari, l’amante/sposa, il congiurato, il duca, il difensore e la vittima. Un susseguirsi di avvenimenti e di ricordi intrecciati a sentimenti, passioni, ideali perseguiti fino alla tragedia finale che innalza il protagonista, suo malgrado, a eroe. La congiura, l’ambiguità degli attori, l’insurrezione, la cattura, il processo farsa, la fretta del duca a eseguire la sentenza… una storia narrata a più voci e da punti di vista diversi, una vicenda non ancora ben chiarita dove la città di Modena fa da sottofondo a un sogno: trasformare la capitale di un piccolo Stato in capitale di un’Italia libera. Un’Italia non ben disegnata, una libertà disposta al compromesso… un sogno destinato a infrangersi nel tradimento e nel sangue. “La rivoluzione modenese del 1831”, spiega l’autore, “ricopre una straordinaria importanza nella storia italiana e in quella europea poiché i protagonisti della vicenda rivelano la maturità della coscienza nazionale unitaria italiana di cui Menotti è potente portavoce”.

di Francesco Rossetti

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