Tra storia e leggenda: la vita e i miracoli di San Geminiano

Raccontare la vita di una santo, soprattutto se ci si riferisce ai primi anni dell’era cristiana, è sempre piuttosto difficoltoso: da un lato perchè spesso le agiografie sono state scritte molto dopo, dall’altro perchè quello che viene scritto nasce da motivazioni di tipo devozionale. Se parliamo di San Geminiano, le notizie che emergono dalle fonti non sono di certo numerose. Si sa di sicuro che un vescovo di Modena di nome Geminiano fu ritenuto santo nel medioevo, ne parla lo storico della chiesa ravennate del IX secolo Agnello, che lo definisce contemporaneo del vescovo di Ravenna Severo e presente al sinodo di Sardica, l’attuale capitale della Bulgaria Sofia, del 342-344. Su di lui c’è anche un’altra testimonianza piuttosto attendibile, relativa a un concilio tenuto da Sant’Ambrogio nel 390 a Milano. Tra coloro che vi partecipano si trova anche un certo Teodulo che viene definito come “inviato di Geminano”, che nella vita di Sant’Ambrogio si capisce essere proprio il Vescovo di Modena. Queste e poche altre sono le fonti ufficiali giunte fino a noi riguardanti il patrono di Modena, assieme a due “Vitae” che sono però molto successive e risalgono ad un periodo che va dal IX secolo in avanti.

Tutte le altre notizie sono legate alla devozione o addirittura al mito. Sulla vita del Santo, quindi, si riescono a fare solo delle supposizioni. Si dice ad esempio sia nato intorno al 312 dc a Cognento da una famiglia di origine romana. Qualcuno ha affermato che era di origine nobile qualcun altro invece che era di condizione povera. Molto più probabilmente però appartenne a quel ceto medio-alto che fornì i quadri dirigenti e formò l’ossatura della nuova religione cristiana, ufficialmente riconosciuta nel 313 con l’editto di Milano. Impossibile dire con precisione che studi fece, mentre la sua elezione dovette avvenire per acclamazione da parte della locale comunità cristiana, anche se non sappiamo se sia stato consacrato dal Vescovo di Ravenna o da quello di Milano. Di sicuro visse in un periodo di grandi cambiamenti con le ripetute invasioni barbariche e la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Durante il suo episcopato, di cui in generale comunque si sa pochissimo, pare si sia impegnato, assieme ad altri vescovi della Romagna, a contrastare l’eresia ariana che si stava diffondendo rapidamente in quella zona. La data più probabile della sua morte, secondo gli storici, è il 397 dc, quando aveva raggiunto gli 85 anni, ma secondo altri studiosi sarebbe scomparso in un anno tra il 393 e il 394.

Di San Geminiano restano nell’immaginario popolare soprattutto i numerosi episodi miracolosi legati a Modena, il più celebre dei quali è il prodigio della nebbia che impedì ad Attila di avvistare la città risparmiandola da un brutale saccheggio da parte degli Unni. Una vicenda anacronistica visto che la calata degli Unni in Italia è datata intorno al 451. Sempre in ambito di guerra e assedi, si dice che nel 1511 una sua apparizione abbia fatto desistere dall’assedio della nostra città il comandante delle truppe francesi Carlo D’Amboise, spaventato a tal punto da battere in ritirata con il suo esercito fino a Rubiera e poi a Correggio dove si suicidò. Un altro miracolo attribuito al patrono di Modena, ma mutato in maniera evidente dalla Vita di San Zeno, sarebbe avvenuto durante un’inondazione, quando l’acqua invase la città e arrivò fino alle finestre della chiesa dove si erano rifugiati i modenesi, senza però entrare. La fama del santo, infine, riuscì ad arrivare anche fuori dall’Italia tanto che l’Imperatore d’Oriente Gioviniano lo convocò a Costantinopoli (l’odierna Istanbul) per guarire sua figlia. San Geminiano è anche il patrono di due cittadine toscane: Pontremoli (in provincia di Massa e Carrara) e San Gimignano (in provincia di Siena). Al Santo era anche dedicata una chiesa (non più esistente) a Venezia realizzata dal Sansovino, architetto molto attivo nella Repubblica Veneta.

di Giovanni Botti

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