Al Teatro Comunale, “La forza del destino” di Verdi

Dramma “potente, singolare e vastissimo”, come lo definì lo stesso Giuseppe Verdi, “La forza del destino” approda al Teatro Comunale Luciano Pavarotti nel nuovo allestimento che ha appena debuttato la settimana scorsa a Piacenza. Venerdì 25 gennaio alle 20.30 e domenica 27 gennaio alle 15.30, il melodramma verdiano sarà affidato alla bacchetta di Francesco Ivan Ciampa, un direttore affermato sui maggiori palcoscenici. La regia è firmata dalla mano esperta di Italo Nunziata, con le scene di Emanuele Sinisi e i dipinti di Hannu Palosuo. I costumi sono di Simona Morresi, le luci di Fiammetta Baldiserri e i movimenti coreografici e l’assistenza alla regia di Riccardo Buscarini. Cast di fuoriclasse, quasi tutti al debutto nel ruolo, tra cui spicca Anna Pirozzi (Leonora). Si tratta di un soprano drammatico di coloratura tra i più richiesti.

Il tenore Luciano Ganci, una delle voci italiane più interessanti del panorama internazionale, invece affronterà con Don Alvaro un personaggio tra i più ardui del repertorio operistico. Il baritono Kiril Manolov (Don Carlo di Vargas) fa ritorno al Municipale dopo Simon Boccanegra, mentre il basso piacentino Mattia Denti sarà il Marchese di Calatrava. Il mezzosoprano dalla notevole estensione vocale Judit Kutasi (Preziosilla) e il giovane basso emergente Marko Mimica (Padre Guardiano). A completare il cast Marco Filippo Romano (Fra Melitone), uno dei più apprezzati baritoni della sua generazione, Cinzia Chiarini (Curra), Marcello Nardis (Mastro Trabuco) e il giovane piacentino Juliusz Loranzi (Un alcade/Un chirurgo).

“La forza del destino” debuttò in una prima stesura a San Pietroburgo il 10 novembre del 1862, con la partecipazione del celebre clarinettista Ernesto Cavallini, per il quale Verdi scrisse un assolo prima dell’aria di Alvaro. Tutta la famiglia imperiale, zar Alessandro II in testa, assistette alla prima. L’opera toccò poi Madrid, Roma, Nizza, Torino e Reggio Emilia. Successivamente, nella seconda versione con il finale modificato e l’introduzione della celebre sinfonia, “La forza del destino” fu protagonista al Teatro alla Scala nel 1869. L’opera è vicina per complessità a un “poema epico”, come lo definisce il regista Nunziata nelle note di regia. In particolare “perché proprio questo è il genere in cui l’uomo si confronta con il destino, un fato inesorabile e infallibile che sembra guidare ineluttabilmente le azioni dei personaggi e condizionarli quasi totalmente.

Insieme allo scenografo e alla costumista postdatando l’ambientazione originaria della trama alla seconda parte dell’800, abbiamo pensato ad un allestimento che ci permettesse di trasmettere immediatamente al pubblico il senso di smarrimento e di straniamento provato dai protagonisti nella loro continua lotta con il Destino”. Così anche l’impianto scenografico metterà in evidenza, con pochi ma forti segni, lontani da ogni volontà rappresentativa puramente oleografica, le complicate vicende dei protagonisti: ma al tempo stesso, come anticipa ancora il regista, senza soluzione di continuità tra le diverse scene, permetterà “di mutare ed allungare lo spazio dell’azione da primi piani più raccolti per le scene più intime a campi lunghi per le scene di massa”, e di sottolineare la dimensione del coro, visto quasi come un unico personaggio nel grandioso affresco verdiano.

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