Teatro Comunale, come si ripartirà? L’intervista al direttore Sisillo

Arte, cultura e socialità sono tra gli ambiti più colpiti in questo periodo di reclusione forzata. È difficile immaginare un mondo senza teatro, un punto di incontro dove raccontare storie, imparare e apprezzare gli aspetti che ci contraddistinguono come esseri umani. “Il teatro è un luogo di socialità – ci spiega Aldo Sisillo, direttore del Teatro Comunale Pavarotti – dove si crea un rapporto tangibile con gli artisti”.

Quando riapriranno i teatri?
Purtroppo non possiamo ancora individuare una data di riapertura, dobbiamo attendere le indicazioni del Governo e della nostra Regione. Riguardo all’accesso del pubblico si dovrà incentivare l’acquisto on-line, oppure in biglietteria nei giorni precedenti agli spettacoli, con accesso distanziato e chiusura della biglietteria nelle immediate ore precedenti lo spettacolo.

Gli spettacoli che erano già in cartellone verranno recuperati?
Non appena riceveremo indicazioni sulle date di riapertura, rivedremo il calendario con le diverse ipotesi che stiamo approntando. A seconda del periodo potremo valutare realisticamente quali spettacoli saranno recuperabili, quali spostare nelle stagioni successive e quali purtroppo annullare del tutto.

Gli artisti sono in qualche modo tutelati?
Nonostante la “causa di forza maggiore” permetta di annullare i contratti, il Teatro di Modena cercherà senz’altro di recuperare l’impegno preso con gli artisti ospiti con lo spostamento della produzione o col rimandare l’impegno su future produzioni.

State trovando strade alternative per rimanere in contatto col pubblico?
Non appena abbiamo chiuso le attività abbiamo costruito un programma di riproposizione sul nostro canale YouTube, delle nostre recenti produzioni. Abbiamo poi incentivato il pubblico interessato a seguire la piattaforma OperaStreaming, progetto realizzato con Edunova dell’Università di Modena e Reggio Emilia grazie all’intervento della nostra Regione da noi coordinato, dove si possono visionare gli streaming realizzati nei sette teatri emiliani. Tutto questo è stato fatto in coordinamento con i servizi digitali di Emilia-Romagna Creativa. A questo proposito ci fa anche piacere segnalare che la nostra recente Bohème ha realizzato più di 200.000 visualizzazioni.

Per chi era in possesso di un abbonamento sono previsti dei rimborsi o proroghe?
Certamente, il pubblico potrà chiedere un voucher valido un anno, da utilizzare a piacimento per la fruizione di qualsiasi spettacolo futuro, e ove vi fossero problemi potrà concordare altre forme di rimborso.

I lavori che erano previsti per migliorare il teatro saranno confermati?
Sì, le manutenzioni straordinarie previste nell’estate 2021, grazie al supporto del Comune e della Regione, sono confermate.

Come si immagina la stagione teatrale 2020/2021?
Stiamo studiando diverse ipotesi di rimodulazione della programmazione anche ampliando gli strumenti, per esempio quelli digitali, che favoriscano una ripresa in sicurezza delle opere. L’opera è la forma di spettacolo più complessa, dato che coinvolge decine di professionisti: orchestra, coro, comparto tecnico, sartoria, solisti. Certamente vi sarà una limitazione numerica del pubblico, così come dovremo escogitare posizionamenti particolari soprattutto dell’orchestra e del coro perché lavorino in sicurezza. A questo proposito abbiamo già ipotesi molto efficaci che speriamo di poter mettere in atto al più presto.

Che valenza ha il teatro oltre che di intrattenimento?
Il Teatro è una piazza al chiuso, dove si discute – direi soprattutto nella Lirica – a volte anche vivacemente della propria cultura, dove la conoscenza del passato diventa pretesto per comprendere e discutere le espressioni artistiche del presente e interpretare i problemi sociali attuali (si pensi alle opere di Verdi con le loro implicazioni e riflessioni sui rapporti col potere, i temi della libertà di pensiero e di autodeterminazione). Siamo convinti che, nel rispetto assoluto delle regole sulla sicurezza, debbano ripartire gradualmente tutte quelle attività che caratterizzano la nostra vita non solo nei bisogni materiali, ma anche in quelli che contribuiscono alla crescita intellettuale dell’individuo e allo stesso tempo alla formazione di una coscienza sociale, fatta di valori condivisi che creano coesione e senso di comunità.

di Francesco Palumbo

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