‘Bambini, è il momento di stare in casa’. La lettera di una pediatra modenese

Continua a far discutere la possibilità di far fare qualche passeggiata ai bambini in questo periodo di quarantena obbligata, prima concessa, poi ritirata dal governo la scorsa settimana. Sul tema interviene con una lettera la dottoressa Elisabetta Scalera, presidente dei probiviri della provincia di Modena della FIMP, la federazione italiana medici pediatri.

“Buongiorno, mi chiamo Elisabetta Scalera, sono una pediatra e lavoro a Modena. Tra i compiti del pediatra volti a tutelare la salute dei bambini, c’è quello di contribuire ad una corretta educazione sanitaria. Per mantenermi sul concreto cito alcuni aneddoti personali per far capire quanto, ingenuamente e un pò superficialmente, si possa contribuire a vanificare il sacrificio della vita di una intera generazione e di tanti colleghi.

All’inizio delle misure restrittive mi capitò di discutere animatamente con una mamma, non di un mio assistito, che mi accusò di boicottare la festa di compleanno di suo figlio, organizzata presso un locale pubblico affittato alla bisogna, avendo consigliato alla mamma di una mia piccola paziente di non andare alla festa. Aggiunsi anche che, chi la organizzava, dimostrava poco senso civico. Sempre all’inizio della epidemia a una mamma che mi aveva chiesto una visita domiciliare alla sua bambina, spiegai che era bene che preparasse la bambina all’arrivo di una “dottoressa mascherata”. Mi sentii rispondere che era meglio lasciar perdere per non spaventare la bambina.

Poco tempo fa un mio paziente di 11 anni, in presenza della madre, che non smise di sorridere, è stato da me duramente redarguito in quanto diceva che non capiva perchè dovesse stare in casa lui visto che morivano solo i vecchi che tanto dovevano morire lo stesso. Non continuo perchè l’elenco di questi comportamenti scorretti è lungo e non sono così insoliti. Basti pensare a quanto riferiscono in tv alcuni operatori sociali in merito al non uso delle mascherine per non spaventare gli anziani. Ora capisco che tenere in casa tre figli sia complicato ; capisco anche che dopo aver predicato per anni di portare i bimbi all’aria aperta, di non usare tv, video giochi ecc, ecc, come baby sitter , sia difficile dire che bisogna assolutamente stare in casa.

Tuttavia ci sono momenti storici specifici come questo che  richiedono il contributo di tutti. Tutti dobbiamo comprendere , e chi ha competenza scientifica per farlo oltre a comprendere deve  far comprendere, che in assenza di terapie la difesa della salute, soprattutto dei più deboli, è compito di tutti, nello specifico dei pediatri. Capisco che i bambini, specie se piccoli, abbiano bisogno di muoversi. Nella mia terra d’origine c’è un proverbio che usava mia nonna per giustificare l’irrequietezza dei bambini, e che così recitava: “carne ca cresce, se non si muove nfitesce” cioè va a male. In situazione di normalità possiamo accettare la saggezza popolare, ma non in questo contesto pandemico. Capisco che alcune mamme non siano abituate a stare a casa a lungo con i propri figli e che possano faticare ad abituarsi; capisco questo ed altro ma adesso da medico trovo questa comprensione pericolosa. Abbiamo un solo compito da rispettare e far rispettare come cittadini: stare in casa. Come medici stare attenti a non contagiarci per non contagiare”.  Elisabetta Scalera

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