Biciclette per una mobilità più “green”: l’intervista a Eugenio Carretti, Presidente di Fiab

La parola d’ordine per la mobilità è ‘green’ e un ruolo fondamentale sembrano giocarlo le due ruote. L’incentivo statale, il “Bike to Work”, i monopattini, i fondi europei, nuove ciclabili e la messa in sicurezza di quelle esistenti. Con Eugenio Carretti, Presidente di Fiab, diamo uno sguardo alla nostra città per capire cosa si muove.

Avviata il 15 ottobre, l’iniziativa “Bike to Work” premia con 15 centesimi al chilometro chi va al lavoro in bicicletta o monopattino. Come giudica questo strumento?
Questo tipo di iniziative sono utili, vanno bene, ma non da sole. Se mancano le condizioni materiali per usare la bicicletta, incentivare non serve a niente. Lo stesso discorso vale per i contributi statali, un buon incentivo che rischia però di cadere nel vuoto”.

Se compro, anche grazie all’incentivo, una bicicletta nuova, bella e performante, sono più contenta di usarla e magari finisce che la preferisco all’auto.
Anche io amo le biciclette belle, ma non è quello che fa cambiare il modo di usare la città, l’incentivo non basta. Il 45% dei modenesi percorre in auto in media meno di 2,5 km, che in bicicletta si fanno in 10 minuti. Sembra incredibile ma è così...”.

Un dato che dice tanto sulla forte resistenza ad abbandonare l’auto. Secondo lei cosa può fare un amministratore?
A Modena sono stati spesi molti soldi per fare ciclabili in Barozzi, Giardini e via Emilia, ma senza togliere un millimetro alle auto e i ciclisti non sono aumentati nemmeno di mezzo punto percentuale. Questo dice che quei soldi sono stati spesi male”.

Ciclabile Soliera-Ganaceto, messa in sicurezza della pista in viale Indipendenza e riasfaltatura in Via de’ Fogliani, strada Canaletto avrà ciclopedonali sui due lati… Non è tutto fermo, qualcosa si muove?
Sì, ma si spendono i soldi male. In Viale Barozzi hanno messo un semaforo in mezzo alla ciclabile e muretti alti 15 cm che riducono lo spazio di mezzo metro, perché un ciclista sta lontano per non urtarli, son dettagli che fanno la differenza. Quella di Montecuccoli, invece, sembra fatta abbastanza bene ma vedremo come risolvono l’incrocio tra Monte Kosica e Fontanelli”.

Non ravvisa, Carretti, anche un problema di mentalità da cambiare? Oppure crede che se tutto fosse fatto a regola d’arte, da domani, la gente userebbe solo la bici?
Certamente c’è un problema di mentalità, ma prevale ancora la cultura di fluidificare il traffico. Se lei allarga le strade o fa delle rotonde, favorisce le auto e le persone sono più portate a utilizzarle. Se lei, invece, stringe le strade e toglie parcheggi, la gente sceglie alternative più efficienti”.

La pandemia ci ha costretto a rivedere molte delle nostre abitudini, anche la mobilità è in parte cambiata. Tanti monopattini in giro significa meno auto?
Spero di sì, ma non ho elementi per affermarlo. Per ora sono usati in modo un po’ anarchico, andranno messi in riga ma, se serve a far girare meno auto, ben venga!

E sulla questione mai risolta dei furti, cosa possiamo fare? Consigli?
Prima di tutto diciamo subito che se qualcuno ruba le biciclette è perché poi, purtroppo, riesce a rivenderle. Serve promuovere un sistema virtuoso dell’usato per cui chi vende una bicicletta firma, con nome e cognome, una specie di autocertificazione dove dichiara che non è rubata. Come consiglio, invece, dico che dobbiamo investire in un lucchetto serio, dai 30 € in su, per legare sia ruota che telaio. Va messo in alto così fanno meno leva e non si appoggiano col peso. Conviene usarne un secondo per la ruota davanti e parcheggiare sempre in vista”.

Vorrei portare l’esempio virtuoso di Carpi – sottolinea il Presidente Carretti di cui siamo davvero molto orgogliosi come associazione. Già ad aprile si parlava dei problemi di trasporto pubblico che si sarebbero presentati con l’inizio delle scuole e la ripresa del lavoro. Si sapeva già allora che molti avrebbero scelto l’auto al posto dei mezzi pubblici che non riescono a garantire il distanziamento e già allora cominciammo a parlare di ‘ciclabili di emergenza’, usate da decenni in Nord Europa. Si tratta di tracciare, con una segnaletica orizzontale sull’asfalto, corsie dedicate alle bici. Avevamo mandato il suggerimento a tutti i comuni della pianura modenese ma l’unico che ha seguito quella strada è Carpi. Lì il Comune sta realizzando 20 chilometri di ciclabili di emergenza, mentre Modena ha in programma un paio di interventi ma non bastano. Questa soluzione di ‘mobilità in emergenza’ va unita all’estensione delle zone a 30 km orari che garantiscono a tutti, ciclisti e auto, più sicurezza. Carpi sta anche allargando le zone pedonali, facendo ciclabili monodirezionali e disegnando ai semafori le case avanzate (foto), aree dedicate alle due ruote che hanno la precedenza sulle auto. Queste sono le cose che funzionano, quelle che fanno preferire la bicicletta all’auto. Non bisogna per forza togliere i ciclisti dalle strade e rinchiuderli dentro a una ciclabile, bisogna piuttosto realizzare le condizioni per cui tutti possano stare sulla stessa carreggiata in sicurezza”.

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