Coronavirus: vaccini, terapie e fase 2, intervista a una infettivologa

Foto Campanini/Baracchi

La pressione dell’epidemia da Coronavirus sembra essersi rallentata nella nostra provincia, al punto che il Commissario Regionale Venturi, in una delle sue dirette quotidiane, si è sbilanciato dicendo che “i dati di Modena sono tra i più tranquillizzanti che stiamo vedendo in Emilia Romagna”. E già si comincia a parlare di Fase 2 e di ripartenza. Per fare un po’ il punto della situazione su cure, terapie e vaccini, in vista proprio dell’inizio della cosiddetta fase 2, abbiamo contattato la dottoressa Marianna Meschiari, infettivologa del Policlinico di Modena.

Dottoressa, parliamo innanzitutto di vaccini. Si dice che ce ne siano diversi in sperimentazione, secondo lei quando possiamo prevedere di averne uno a disposizione per tutti?
Ci sono molti vaccini contro Covid-19 in fase di sviluppo, di cui addirittura 72 in corso di sperimentazione pre-clinica e cinque in fase di sperimentazione clinica. Questo è molto, molto positivo. Però ogni nuovo vaccino deve essere valutato con grande attenzione, per cui per avere dei dati di sicurezza ed efficacia tali da permettere un uso di massa ci vorranno almeno 12-18 mesi.

I protocolli di cura si stanno via via affinando. Quali sono le novità più interessanti?
Ci sono molti farmaci e terapie contro Covid-19 in fase di sperimentazione clinica controllata: antivirali, immuno-modulatori, anticorpi neutralizzanti ed altri ancora, e diversi di questi sembrano piuttosto promettenti. I primi risultati di studi controllati dovrebbero arrivare entro 4-6 settimane. A Modena abbiamo ottenuto risultati confortanti dall’utilizzo di un farmaco che colpisce la cascata infiammatoria utilizzato in cronico sui malati reumatologi, chiamato Tocilizumab, speriamo presto di poter rendere pubblici questi risultati. Inoltre sono in corso diversi protocolli sperimentali e stiamo collaborando alla stesura di altri protocolli terapeutici sia per il paziente ospedalizzato che per la comunità.

Che ruolo avranno le terapie domiciliari nei prossimi mesi?
A questo proposito abbiamo sempre coordinato progetti di collaborazione con il territorio assicurando la precoce disponibilità della terapie adeguate per le diverse fasi di malattia valutando in modo adeguato rischi e benefici di tali trattamenti anche a domicilio. Abbiamo creato un percorso dettagliato con i medici dei pronti soccorso di tutta la provincia che prevede la somministrazione precoce sui malati sintomatici dimessi a domicilio di idrossiclorochina associata o meno, in base a giudizio clinico, ad anticoagulanti. Molti altri progetti sono attivi.

Che estate ci aspetta? A che tipo di nuova normalità dovremo abituarci?
Nessuno può avere la sfera di cristallo, questa pandemia ha insegnato ad essere pazienti anche a noi medici. Al momento nella nostra regione ci stiamo assestando in una fase di plateau con un costante calo del numero di ricoveri. Certamente questi dati portano a guardare all’estate con ottimismo, più rapido sarà questo calo maggiore sarà la probabilità di concedersi un bagno al mare. Molto dipenderà dalla fase 2 e dalla disponibilità futura di test sierologici e virologici che ci permettano di monitorare da vicino le variazioni epidemiologiche e lo stato di immunità presunta della popolazione. Ma molto ancora dipenderà dalla responsabilità individuale, sperando che questo virus abbia insegnato a rispettarsi e a rispettare soprattutto le indicazioni date e le norme igieniche e comportamentali per evitare una nuova ondata di tale entità. Solo così l’onda potremmo veramente guardarla infrangersi sulla riva.

Il Covid-19 va interpretato come un virus “eccezionale” o questa emergenza ci deve far pensare che potranno presentarsi casi simili in futuro?
Ci sono già state altre epidemie e sempre ce ne saranno. Probabilmente non ci libereremo nemmeno di questo virus troppo presto quello che cambierà sarà il nostro modo di affrontarlo sia degli ospiti intesi come stato immunitario sia di noi medici che avremo già armi disponibili.

(GB)

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