Donne nel mondo del lavoro: l’intervista alla Prof.ssa Tindara Addabbo

Nel mondo del lavoro ci sono ancora differenze tra uomini e donne che occupano lo stesso ruolo? A dare uno sguardo ai dati, pare proprio di sì. La discriminazione occupazionale e salariale è evidente nel nostro paese. Ne parliamo con la Professoressa Tindara Addabbo del Dipartimento di Economia Marco Biagi, membro del Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità di Unimore e del Centro di ricerca interuniversitario Ezio Tarantelli.

Professoressa Addabbo, nel 2019 in quali condizioni lavorano le donne in Europa e in particolare in Italia?
Considerando il lavoro non pagato domestico e di cura e sommando le ore di lavoro retribuito, diciamo che le donne in Italia lavorano tanto. Da un rapporto OCSE, fra i 15 e 64 anni lavorano in media un’ora in più al giorno degli uomini, mentre in Spagna 16 minuti in più. Le donne italiane, inoltre, hanno un tasso di occupazione inferiore del 20% e, mentre in Europa nel 2018 il tasso di occupazione è del 63%, in Italia è al 49% (terzultimo posto, all’ultimo c’è la Grecia con il 45,3%). Esiste quindi un differenziale salariale a svantaggio delle donne del 18%, ancora più elevato nel Sud Italia.

In regione e in provincia di Modena va meglio?
Il tasso di occupazione femminile nel 2018 è del 62,7% in Emilia Romagna e in provincia di Modena al 61% (dati Istat). Livelli ben più alti della media e con gap di genere ben più bassi che in Italia. Non mi sembra un caso. E’ in relazione con lo sviluppo di un’economia che sostiene l’infrastruttura sociale. La disponibilità di servizi all’infanzia è ben più alta della media in Italia.

Il ‘soffitto di cristallo’ è ancora là dov’era o le donne riescono ad arrivare ai vertici?
Anche in Italia il soffitto di cristallo limita l’ingresso delle donne nelle posizioni apicali e si riverbera sui differenziali salariali a loro svantaggio. I dati mostrano anche che esiste il cosiddetto ‘pavimento appiccicoso’ con differenze nelle parti più basse della distribuzione salariale. Le donne restano intrappolate in posizioni a basso salario.

Guardando alla carriera scolastica, le ragazze brillano nei risultati. Dove si inceppa il meccanismo?
Si mostra uno svantaggio per le ragazze nelle discipline scientifico-tecnologiche, ulteriormente aumentato nel nostro paese, come rileva l’indagine PISA dell’OCSE. Le donne sono, inoltre, sottorappresentate in alcune aree come Ingegneria.

Su cosa occorre agire? Dobbiamo imporre per legge la parità?
A fronte di un forte limite all’accesso delle donne al lavoro, servono politiche pubbliche che aumentino la partecipazione femminile al mercato del lavoro e favoriscano maggiore condivisione del lavoro domestico e di cura che ad oggi, ancor di più che in altri paesi Europei, è svolto in misura prevalente dalle donne. Occorre valutare l’impatto delle politiche pubbliche in termini di gender equality, più in generale implementare il bilancio di genere per raggiungere, fra gli altri, obiettivi di equità ed efficienza.  Necessario diffondere pratiche di diversity management e implementare politiche volte a migliorare l’equilibrio fra i tempi. Un esempio in tal senso è il Bollino Rosa promosso da INAPP e il Ministero del Lavoro più di 10 anni fa che ha consentito alle imprese di comprendere le criticità presenti e di attuare politiche per migliorare la situazione in termini di gender equality. Occorre quindi potenziare anche, attribuendo più risorse, a chi contrasta le discriminazioni, come le consigliere di parità.

 

di Patrizia Palladino

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