Ecco la fatturazione elettronica: ne parliamo con Marvj Rosselli di Confesercenti

Partite Iva, piccole e grandi imprese, esercenti e liberi professionisti, sono tutti alle prese con la novità della fatturazione elettronica e le cose non sono sempre semplici. Ci spiega in cosa consiste e come funziona Marvj Rosselli, direttore provinciale di Confesercenti Modena.

In cosa consiste tecnicamente la fatturazione elettronica?
Il contenuto della fattura non cambia, ma viene emessa in formato digitale (XML) e cambiano le modalità di trasmissione e recapito. La fattura elettronica viene trasmessa all’Agenzia delle Entrate attraverso un Sistema di Interscambio che, dopo aver recepito le informazioni, la recapita al cliente. Lo SdI è una sorta di ‘postino’ informatico, diciamo…

L’obbligo quindi è scattato a inizio anno?
Esisteva per le cessioni alla Pubblica Amministrazione dal 2014/2015, ma dal 1° gennaio 2019 è entrata in vigore per tutti in modo generalizzato. Una curiosità, l’Italia è il primo paese europeo ad aver avviato la fatturazione elettronica (d’ora in poi FE) generalizzata.

Chi è tenuto a farla e chi no?
L’obbligo vige tra titolari di partita IVA per tutte le operazioni di cessione di beni e prestazione di servizi rese nei confronti di soggetti residenti o stabiliti in Italia. L’obbligo non riguarda, invece, operazioni rivolte a clienti esteri. Ci sono alcune, poche a dire il vero, categorie esonerate: i contribuenti del regime forfettario, quelli che aderiscono a un regime fiscale di vantaggio (ex minimi), i piccoli produttori agricoli. Questi soggetti hanno facoltà di FE ma non sono obbligati, anche se riceveranno FE. L’obbligo c’è anche nelle operazioni tra titolare di partita IVA e consumatore finale, ma solo se quest’ultimo richiede fattura. Per un chilo di pane, il fornaio mi da lo scontrino come prima ma se io chiedo fattura, questa sarà elettronica e io riceverò una copia di ‘cortesia’ cartacea, in attesa di quella digitale. La normativa non è cambiata, valgono le regole di prima, cambiano la forma e le modalità di trasmissione.

Si può fare da soli? C’è un sito dedicato?
Sì, l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione un programma per la FE a costo zero ma per poterlo utilizzare devi possedere un minimo di abilità tecnologiche e la procedura non è così semplice. Se anagraficamente sei un nativo digitale, non ci sono problemi, ma il nostro comparto distributivo, si sa, è spesso fatto di piccole imprese che non hanno queste caratteristiche. Noi naturalmente ci siamo attrezzati per dare supporto, ci occupiamo dell’adempimento tramite delega, forniamo software semplificati e consulenze tecniche ma la grande scommessa adesso è capire se l’apparato tecnologico dell’Amministrazione finanziaria sarà in grado di reggere la mole di dati che riceverà e lo capiremo a breve, entro fine mese. Ancora ricordiamo, infatti, i tanti problemi con il primo invio dello Spesometro per il quale, tra l’altro, la quantità di informazioni era molto inferiore rispetto a quella attesa per la FE.

Le sanzioni scatteranno quando? O è previsto un periodo di tolleranza?
Le associazioni di categoria e i consulenti fiscali hanno chiesto e ottenuto dal Ministero regole “attenuate” fino al 30 giugno 2019, con tempi di emissione e trasmissione più ampi e annullamento (o in alcune casistiche riduzione dell’80%) delle sanzioni.

L’obiettivo è anche la lotta all’evasione?
Stando alle motivazioni ufficiali la FE consente di acquisire tutte le informazioni sulle transazioni sia per contrastare l’evasione che per future semplificazioni burocratiche. Obiettivi positivi e ottimo impulso alla digitalizzazione, ma riteniamo scorretto l’obbligo generalizzato: costi e impegno del nuovo obbligo graveranno in proporzione di più sulle micro e piccole imprese prive di adeguata struttura organizzativa. In un rinnovato rapporto fisco-contribuente, l’introduzione graduale, facoltativa con incentivi per le piccole imprese aderenti, sarebbe stata la via migliore.

 

di Patrizia Palladino

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