Etichette, ecco tutte le novità: l’intervista al direttore di Coldiretti Modena Giovanni Duò

L’etichetta dei prodotti è un po’ come una carta di identità, ci dice cosa stiamo comprando, la sua provenienza, quali ingredienti contiene e molto altro. Questo semplice tagliando è diventato via via più importante, in particolare da quando il mercato è sempre più globalizzato. Ne parliamo con il direttore di Coldiretti Modena Giovanni Duò (foto).

Partiamo dalla campagna di raccolta firme che sta promuovendo Coldiretti “Stop Cibo falso”, cosa chiedete?
Chiediamo trasparenza. Chiediamo che venga data ai consumatori la possibilità di sapere da dove viene il cibo che portano sulle tavole. Prima di una rivendicazione economica, è una battaglia di civiltà che va a favore dei cittadini e delle aziende agricole, per questo ci rivolgiamo al Parlamento Europeo per fermare il cibo falso e proteggere la salute, tutelare l’economia, bloccare le speculazioni e difendere l’agricoltura italiana. Nonostante i passi in avanti, infatti, permangono ancora ampie zone d’ombra e ogni giorno rischiano di finire nel piatto alimenti di bassa qualità e origine incerta che mettono a rischio la salute, come dimostrano i ripetuti allarmi alimentari che si propagano rapidamente a livello planetario per la mancanza di trasparenza.

Chi ha firmato tra nomi noti e autorità, oltre ai 47 sindaci modenesi?
La petizione sta riscontrando un favore trasversale in tutte le componenti sociali e istituzionali del Paese. A livello locale, oltre a tutti i sindaci, hanno appoggiato la petizione i vertici della Camera di Commercio e gli onorevoli modenesi neoeletti Enrico Aimi, Benedetta Fiorini, Guglielmo Golinelli, Vittorio Ferraresi, Matteo Richetti. A livello nazionale il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, oltre a personalità come Carlo Petrini, presidente Slow Food, e l’ex procuratore Giancarlo Caselli, solo per citarne alcuni.

Ad oggi cosa prevede la normativa in tema di etichettature?
La normativa sull’etichettatura è estremante complessa. Semplificando, ricordiamo le principali indicazioni: denominazione; elenco ingredienti; quantità; termine minimo di conservazione o data di scadenza; condizioni di conservazione e/o d’impiego; nome o ragione sociale e indirizzo dell’operatore; paese d’origine o luogo di provenienza; istruzioni per l’uso; per le bevande che contengono più di 1,2% di alcol, il titolo alcolometrico; la dichiarazione nutrizionale e gli allergeni.

Il 9 maggio entra in vigore il Decreto Legge 231/2017, quali sono le novità?
Il decreto norma le sanzioni in tema di etichettatura e somministrazione di alimenti e introduce sanzioni pecuniarie relative alle violazioni delle norme in tema di informazione al consumatore sui prodotti alimentari riserva addirittura di applicazione della legge penale.

Cosa cambia per i produttori? E per i consumatori?
I produttori dovranno prestare maggiore attenzione, mentre i consumatori ne guadagneranno in chiarezza.

Un altro importante Decreto è entrato in vigore il 5 aprile, il 145 del 2017, che novità ha portato?
L’obbligo di indicare in etichetta la sede e l’indirizzo dello stabilimento di produzione o confezionamento. La norma era stata abrogata ma l’Italia l’ha reintrodotta per garantire, oltre che una corretta informazione al consumatore, una migliore rintracciabilità degli alimenti da parte degli organi di controllo e, dunque, una più efficace tutela della salute. Il decreto purtroppo non dice nulla sull’origine dei prodotti e sulla provenienza: oltre 1/4 della spesa degli italiani è ancora anonima, con l’etichetta che non indica la provenienza degli alimenti, dai salumi ai succhi di frutta fino alla carne di coniglio. Insieme allo stabilimento di lavorazione va al più presto prevista l’indicazione obbligatoria in etichetta per tutti gli alimenti anche dell’origine degli ingredienti. Proprio negli ultimi giorni, poi, la Commissione Europea si è pronunciata a favore dell’etichettatura di origine ma rimandandola, di fatto, all’arbitraria decisione degli operatori alimentari. Ancora una volta la Commissione ha scelto un compromesso al ribasso che favorisce gli inganni e impedisce scelte di acquisto consapevoli per i consumatori europei, un’occasione persa per combattere il fake a tavola.

Cosa si sente di consigliare a un consumatore ‘attento’?
Di leggere bene le etichette, di non farsi ingannare dalle confezioni che spesso utilizzano immagini e simboli che evocano italianità quando di italiano non c’è nulla. E poi, quando possibile, di andare alla fonte e fare la spesa dagli agricoltori recandosi direttamente in azienda nei Punti Campagna Amica o nei Mercati di Campagna Amica.

di Patrizia Palladino

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