Iva, credito e imprese: l’intervista a Patrizia De Luise, presidente nazionale di Confesercenti

Credito, pressione fiscale, burocrazia, ma anche l’annosa questione delle aperture domenicali. Sono le principali tematiche di cui abbiamo parlato con Patrizia De Luise (foto), presidente nazionale di Confesercenti, a Modena in occasione dell’assemblea provinciale dell’associazione. “Sarebbe molto importante mettere mano al credito – spiega la De Luise – comprare denaro per noi è importante, è uno strumento che ci serve per investire, espanderci e quindi creare anche posti di lavoro. Questo è uno dei primi punti su cui abbiamo chiesto una verifica”.

Le imprese soffrono per la forte pressione fiscale, la più alta in Europa. Cosa si potrebbe fare?
Questo è un altro di quegli aspetti fondamentali su cui si dovrebbe intervenire subito. La nostra pressione fiscale è una delle più alte in Europa non solo per le imprese, ma anche per le famiglie, delle quali contrae moltissimo il potere d’acquisto. Anche a livello locale negli ultimi 20 anni, la fiscalità è aumentata tantissimo. E’ chiaro che ci vuole una riduzione della pressione fiscale per liberare risorse perchè le imprese possano investire, aprire nuovi punti vendita e creare nuovi posti di lavoro. La tassazione è fondamentale, ma a fronte di una tassazione alta dovremmo avere anche una serie di servizi importanti per poter espanderci. In questo modo, probabilmente, si sentirebbe meno il problema.

Che genere di servizi?
Penso, ad esempio, alle infrastrutture. Come possiamo mettere il nostro paese in condizione di competere con gli altri se non ha un sistema infrastrutturale tale da poterci con scioltezza e facilità spostarci da un punto all’altro? Quindi i punti che noi chiediamo al governo di mettere in agenda sono molteplici: pressione fiscale, credito, sburocratizzazione, o meglio semplificazione, perchè la burocrazia, così com’è, per i costi che ha diventa una tassa in più.

L’aumento dell’Iva è una ‘spada di Damocle’ sempre presente. Quanto sarebbe importante riuscire ad evitarlo?
Sarebbe importantissimo. L’aumento dell’Iva sarebbe una gabella forte che finirebbe sulle famiglie che sono in difficoltà. Gli altri aumenti sono stati assorbiti dalle imprese, che ora però non sono più nelle condizioni di farlo. I due vice premier, comunque, hanno preso l’impegno di non aumentarla e di reperire altrove le risorse.

Un’annosa questione è quella delle aperture domenicali degli esercizi. E’ ancora possibile nel 2018 mantenere orari e aperture del passato?
Anche qui è il mercato che ci indica la strada. Chi, come me, fa impresa, se c’è da lavorare, vi assicuro che da battaglia per tenere aperto la domenica. Se invece non c’è da lavorare diventa una spesa inutile. Noi nel 2013 abbiamo raccolto oltre 150 mila firme per chiedere di riformare la legge sulle liberalizzazioni e soprattutto di demandare la decisione ai Comuni. Ogni Comune, insieme alle associazioni di rappresentanza delle imprese, dovrebbe decidere quando e dove è necessario tenere aperto perché, laddove c’è richiesta, ad esempio legata al turismo, aprire è inevitabile. Laddove invece non c’è richiesta penso sia assurdo chiedere un impegno di questo tipo.

di Giovanni Botti

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