La paura della grandine: parla il Presidente di Coldiretti

Prima la siccità invernale, poi la pioggia di maggio, qualche tromba d’aria e venti a più di 100 km orari. Ultimamente si è aggiunta la grandine e tutti noi, ma in particolare gli agricoltori, dobbiamo imparare a tenerne conto. E’ l’evento climatico più temuto in assoluto da chi lavora la terra? Ci aiuta a capire le difficoltà di questo settore il Presidente di Coldiretti Modena, Luca Borsari: “La grandine è l’evento più temuto dagli agricoltori nelle campagne, soprattutto in primavera e all’inizio dell’estate perché i chicchi si abbattono sulle coltivazioni e sui frutteti pronti alla raccolta, provocando danni irreparabili e mandando in fumo un intero anno di lavoro”.

Quali sono gli altri eventi molto temuti?
Nubifragi, trombe d’aria, fulmini, pioggia violenta e forte vento sono da temere per gli effetti disastrosi su coltivazioni e strutture: serre divelte, rami spezzati e alberi sradicati sono solo alcune delle conseguenze. C’è poi la siccità: i mesi da gennaio a marzo di quest’anno hanno fatto registrare un deficit pluviometrico nazionale pari al -30%, che equivale a circa 15 miliardi di metri cubi in meno di acqua rispetto alla media stagionale. E ancora l’innalzamento delle temperature con l’ultimo inverno che ha fatto segnare temperature superiori di 1,2 gradi rispetto alla media. Sono gli effetti dei cambiamenti climatici che si manifestano anche con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e l’arrivo di nuovi pericolosi parassiti alieni.

La grandinata disastrosa del 22 giugno a Modena e dintorni, con chicchi grandi come albicocche, e la grandine in provincia il 3 luglio. Qual è il bilancio dei danni e quali sono state le coltivazioni più colpite?
A essere colpiti sono stati soprattutto i vigneti che, nella zona di Magreta, sono stati completamente imbiancati dalla grandine, caduta in taluni casi con chicchi più grandi di una pallina da golf, provocando la caduta di grappoli, foglie e tralci con gli acini che, se non si sono staccati, hanno subito lesioni tali da non poter essere riassorbite con conseguente minore produzione. Danni si registrano anche sui pereti con alberi spogliati e frutti caduti, sul frumento che si è allettato proprio all’inizio della mietitura e su mais e sorgo che sono stati completamente defogliati. A causa delle forti raffiche di vento, poi, si sono anche verificate rotture di rami e alberi divelti.

Cosa possono fare le istituzioni? La Regione ha chiesto al Governo di dichiarare lo stato di emergenza, questo aiuta gli agricoltori?
Gli strumenti previsti dal Fondo di Solidarietà Nazionale (che ha l’obiettivo di promuovere interventi per far fronte ai danni alle produzioni agricole e alle strutture aziendali agricole nelle zone colpite da calamità naturali o eventi eccezionali) non sono più idonei a dare risposte adeguate ai sempre più frequenti eventi estremi conseguenti ai cambiamenti climatici. Alla luce di danni così ingenti e improvvisi è necessario dotarsi di sistemi di accesso alle previdenze più adeguati e rapidi, eliminando inutili passaggi che appesantiscono la gestione d’emergenza. A nostro avviso gli strumenti previsti dalla legge necessitano di un adeguamento per dare risposte idonee a far fronte agli eventi estremi.

 

di Patrizia Palladino

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