La sfida del digitale a scuola: l’intervista al dirigente scolastico Daniele Barca

I giovani corrono avanti. Gli adulti, tuttavia, devono cercar di tenere il loro passo e di accompagnarli”, con queste parole, riferite ai rischi e alle opportunità degli strumenti digitali, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inaugurato l’anno scolastico. A pochi giorni dal festival Modena Smart Life, parliamo di digitale a scuola con Daniele Barca, dirigente dell’Istituto Comprensivo 3.

L’anno scorso, alle medie Mattarella, avete introdotto i tablet. Come è andata?
L’obiettivo, offrire un altro strumento per la didattica, è stato centrato. Subito c’era molta attrazione poi gli insegnanti hanno saputo regolamentarlo e farlo diventare uno strumento come gli altri. Per un mese l’hanno tenuto a casa, mentre a scuola si faceva educazione al digitale. E’ vietato scaricare social e giochi, gli insegnanti vigilano ma i ragazzi ormai sanno che il tablet è per la didattica. Abbiamo sdoganato uno strumento ‘vietato’ e, alla fine, si è normalizzato. E’ andata bene anche perché, oltre ai tablet, facciamo corsi sulla realizzazione di video, sulle stampanti 3D e sul coding. Sui tablet, inoltre, abbiamo un bel progetto che unisce famiglia, educatori e docenti di bambini che soffrono di autismo. Il tablet, usato per raccontare la loro giornata, diventa l’occasione per conoscersi meglio.

Digitale e processi cognitivi, cosa cambia rispetto ai metodi tradizionali?
Le metodologie didattiche rimangono le stesse. Lavoro di gruppo, apprendimento fra pari, lezione trasmissiva: tutto continua come prima e va fatto bene. Oggi, però, in più, con un click possiamo arrivare a un mondo di saperi. La missione della scuola è questa, educare al digitale che diventa campo di educazione. Dobbiamo essere critici, ma il senso critico e la scelta richiedono sempre il lavoro educativo dell’insegnante. La sfida più importante, oggi, è la creatività attraverso il digitale ed è lì che dobbiamo portare i ragazzi. Abbiamo un bel progetto che è Modenacraft, i bambini ci giocano e ricostruiscono i palazzi della città, mettendoci dentro anche le storie delle persone! Il digitale non brucia il cervello e non limita l’apprendimento, è un amplificatore che consente di arrivare a molte più informazioni, bisogna impararne l’uso, scegliere ed è fondamentale il lavoro sulla didattica.

Venerdì 28, per Modena Smart life, presentate “AnalogicoScratch: legnetti per il coding”, il kit creato da due insegnanti modenesi. In cosa consiste?
Il coding è la “programmazione” per i ragazzi. Inventato negli Stati Uniti, usa un linguaggio detto ‘scratch’, fatto di comandi semplici come ‘gira a destra’ o ‘vai avanti’’. Usando il kit (in foto), si ragiona sul pensiero computazionale, cioè su logica e processi di apprendimento. Quegli stessi comandi che vedo sul computer, ce li ho in mano nella forma dei legnetti, una specie di Lego del coding. Grazie al kit, uso la sola forza del cervello e spingo il bimbo a fare un ragionamento per programmare. Tutte le ricerche, ormai, ci dicono che il lavoro del futuro andrà verso il digitale…

Insomma l’alfabetizzazione oggi passa attraverso il digitale?
In realtà, noi non abbiamo inventato nulla di nuovo perché c’era già chi faceva matematica in questa direzione, prima che la matematica diventasse procedurale e si perdesse il culto del ragionamento… il nodo è lì! Noi non stiamo facendo una rivoluzione, ma lo diventa se capiamo che qui sono in gioco nuovi linguaggi e non solo nuovi strumenti!

 

di Patrizia Palladino

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