Legalità, bilancio e centro storico: ne parliamo con l’Assessore Andrea Bosi

Trentasei anni, una laurea in Giurisprudenza e un master in Civic Education ad Asti nell’ambito di un progetto finanziato dall’Università americana di Princeton, Andrea Bosi è uno degli assessori più giovani della giunta guidata da Gian Carlo Muzzarelli. Entrato a mandato in corso nel 2016 al posto della dimissionaria Ingrid Caporioni, ha le deleghe a Bilancio, Centro Storico, Lavoro, Promozione della Cultura della Legalità e Europa – Cooperazione Internazionale. “Da quando ho memoria – ci racconta – ho sempre cercato di avere un ruolo di rappresentanza. Dalle elementari, quando ero capoclasse, al Liceo dove ero consigliere d’istituto, fino all’Università, quando sono stato membro della commissione statuto. Ho sempre considerato la politica nella sua accezione più elevata della possibilità di occuparsi della “cosa pubblica”.

Assessore partiamo dal bilancio, dove pensa si debbano fare i maggiori investimenti e dove invece si potrebbe tagliare?
Gli sprechi maggiori, dal mio punto di vista, sono a Roma e nei ministeri, dove c’è oggettivamente ancora margine per tagliare. Gli Enti locali, negli ultimi anni, hanno avuto dallo stato 15 milioni di euro in meno tra tagli e trasferimenti. Ormai siamo all’osso e siamo passati in Comune, attraverso il blocco del turn over, da 2000 dipendenti a 1540, che devono fare le stesse cose che prima facevano in 2000. Noi abbiamo cercato di non alzare le tasse, senza allo stesso tempo diminure i servizi. Credo sia fondamentale continuare a puntare sugli investimenti attraverso i provvedimenti dello ‘Sblocca Modena’ in consiglio comunale e una programmazione coerente e ferrea.

Uno dei cavalli di battaglia di questa Giunta è la lotta alle slot machine e al gioco d’azzardo. Lei in tal senso ha parlato di delocalizzazione. Cosa significa?
Il gioco d’azzardo, è giusto ricordarlo, è legale, quindi il Comune ha la possibilità solo di limitarne l’utilizzo. Tra le varie politche che abbiamo portato avanti, l’ultima in ordine di tempo è l’applicazione del ‘distanziometro’. Abbiamo cioè stabilito che, entro la fine del 2018, tutte le case da gioco del territorio all’interno dei 500 metri da un qualsiasi luogo sensibile, parrocchie, scuole, ospedali etc, debbano o delocalizzare, cioè spostarsi al di fuori dell’anello della tangenziale e rendere più difficile per un ragazzo entrare ogni giorno a contatto con queste macchinette, oppure chiudere l’attività.

Il Centro Storico di Modena è sempre più vivo e vissuto. Cosa si può fare per migliorarlo ancora?
Penso che la chiave di volta possa essere la sinergia tra chi in Centro Storico ci vive, chi ci lavora e chi lo promuove, ad esempio le associazione come Modenamoremio, Confesercenti o Sanfra. Devo dire che il Comune ha sempre trovato interlocutori disposti a costruire progetti di valorizzazione sia estemporanei che interconnessi tra loro. Penso ci siano ancora dei luoghi da valorizzare come la zona dei Giardini Ducali o quelle residenziali, che non sono all’interno degli itinerari turistici ma che sono ugualmente splendide. Stiamo, ad esempio, portando avanti un progetto di valorizzazione delle saracinesche per la zona di via Carteria, come era stato fatto in passato con un concorso tra i giovani. Credo però che le attività del centro debbano tenere in mente un aspetto, cioè che al giorno d’oggi soppravive e cresce chi punta sulla qualità e sull’innovazione e che non si può rimanere ancorati al passato.

Si è parlato anche di allargare l’area a ZTL. E’ possibile?
E’ sicuramente possibile e, nei tempi e nei modi giusti, dovrà essere fatto. Credo che i cambiamenti, come succede in molte città del Nord Europa, andrebbero programmati, ad esempio programmare la diminuzione degli stalli dei parcheggi nelle nuove zone a ZTL di un 3% l’anno, in modo che siano gli stessi cittadini a trovare altre misure e ad abituarsi. Il centro storico di Modena, in fin dei conti, si gira a piedi da una parte all’altra in dieci minuti e non sarebbe un problema lasciare l’auto fuori dal centro e provare ad accedervi a piedi.

Per quanto riguarda il lavoro un Comune come quello di Modena cosa può fare?
Credo che il tema oggi non sia più solo il dato quantitativo dell’occupazione, ma anche e soprattutto quello qualitativo. Il lavoro è diventato sempre più precario ed incerto in particolare nei giovani. Una amministrazione comunale secondo me può provare a fare qualcosa con gli strumenti di analisi che ha a disposizione, ad esempio nel nostro ultimo DUP abbiamo inserito un’analisi qualitativa dei contratti attivati e cessati sul nostro territorio per capire e incentivare il lavoro di qualità. E poi l’Ente locale può stare vicino alle aziende nelle fasi più difficili del loro percorso, come sta succedendo in questo periodo con la Edis, azienda storica di Modena che produce figurine.

Il prossimo maggio ci sono le amministrative, lei sarebbe disponibile a proseguire questa sua esperienza se ce non fosse l’opportunità?
Di certo posso affermare che questa è stata l’esperienza formativa più importante della mia vita. Se qualcuno me lo chiederà sono a disposizione, ma sono anche disposto a lasciare il campo ad altre persone che possano affrontare, forse meglio di me, nuove sfide, e tornare alla mia università.

 

di Giovanni Botti

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