Pascoli, cent’anni di storia: la mostra raccontata da Maurizia Camurani

Quaderni, registri, vecchie mappe, provette con ancora i semi dentro, una macchina per i fulmini, una pompa per fare il vuoto e una sfera con i segni zodiacali: tutti oggetti che ci raccontano come si faceva scuola in passato a Modena. Maurizia Camurani, presidente dell’Associazione Amici del Sigonio, ha raccolto, indagato e contestualizzato questi oggetti, ricostruendo una parte importante della storia centenaria delle Pascoli.

Come nasce l’idea di fare una mostra?
Intanto io ho frequentato le Pascoli e così anche i miei figli, sono particolarmente affezionata a questa scuola. Come Amici del Sigonio, siamo legati alle Pascoli perché tre anni fa ci hanno donato una piccola collezione di materiali didattici antichi e come associazione ci occupiamo di documentare la storia della scuola e dell’educazione in genere, ne conserviamo memoria. Ogni scuola, in passato, necessitava di un piccolo museo didattico, di uno strumentario per educare e stupire gli alunni, per portare il mondo in classe e per proporre esperienze.

Gli oggetti raccolti, cosa ci svelano in particolare delle Pascoli? Come nascono?
La Fondazione Raisini fa costruire, vicino alle mura, un asilo che sarà pronto intorno al 1915. Finita la guerra, il Comune lo prende in affitto e negli anni ’20 lo acquista, è l’asilo Regina Margherita che poi diventa scuola. Negli anni, subisce vari ampliamenti e viene anche alzata, per contenere i tanti bambini di allora. Al suo interno c’era una sala vetrata che conteneva tanti degli oggetti didattici che poi abbiamo ritrovato. C’era la pompa per produrre il vuoto, la macchina di Wimshurst per fare i fulmini, una bussola, centinaia di provette, una sfera armillare con i segni zodiacali. C’era anche un proiettore della Natura Film con i filmini che mostrano gli animali africani o il Polo Nord… era l’avanguardia della tecnologia, il top dei sussidi didattici di allora!

Una dotazione importante per una scuola elementare?
Allora avere un diploma di scuola elementare era una grande conquista. L’obbligo si fermava, nel 1860, ai primi due anni di scuola, poi si è andati avanti fino alla quarta/quinta. Era una scuola importante, con classi maschili e femminili. Abbiamo trovato tessuti e pellame per gli insegnamenti ‘donneschi’, mentre ai maschi si insegnava la falegnameria. La scuola forniva le basi, l’alfabetizzazione, l’aritmetica, la geometria, le scienze, la ginnastica e anche la manualità perché molti, dopo le scuole, andavano a fare il falegname, l’operaio, la sarta o la ricamatrice.

Si sono salvati anche materiali cartacei? Registri o quaderni?
In questi anni abbiamo ricevuto dai figli delle maestre Macchiavelli e Palmieri tanti materiali delle Pascoli, quaderni, fogli protocollo con le prove d’esame, il compito di matematica, il dettato, il disegno, pagine di diario, piccoli fascicoli che ci dicono come si faceva scuola un tempo.

Anche lei è stata un’alunna delle Pascoli, altri ex alunni?
Ho saputo che l’ex sindaco Giorgio Pighi è stato alunno alle Pascoli, ma anche tanti insegnanti, ex insegnanti e professionisti le hanno frequentate, e tanti che lavorano o hanno lavorato negli istituti culturali della città.

Quali sono le tappe principali che portano le Pascoli fino al 2018?
Negli anni ’30 la scuola è stata ampliata e alzata. Nel maggio del ’43 chiude per il pericolo bellico, nel ’44 viene bombardata e crolla l’ala dove oggi c’è la scuola media San Carlo. Nel ’46 i bimbi non rientrano alle Pascoli ma vanno in via Grasolfi fino al ’47, quando riapre la scuola. Ai tempi una parte delle Pascoli era riservata ai bambini ‘caratteriali’, erano le classi differenziali. Nel ’79, con la riduzione demografica e con l’incendio alle San Carlo, la scuola si divide in due: da un lato le elementari e dall’altro le medie San Carlo, e così è rimasta fino a oggi.

(In foto gli attuali alunni delle Pascoli accolti in Consiglio Comunale dal Sindaco Muzzarelli)

 

di Patrizia Palladino

WP-Backgrounds Lite by InoPlugs Web Design and Juwelier Schönmann 1010 Wien