Polo Sant’Agostino, una lunga storia: il punto di vista dell’Associazione Amici del Sant’Agostino

Elio Tavilla, docente di storia del diritto e vicepresidente dell’Accademia di scienze lettere e arti, è uno dei portavoce dell’Associazione Amici del Sant’Agostino, nata nel 2015.

Tavilla ci racconta com’è nata l’associazione e chi ne fa parte?
La nostra Associazione è una libera iniziativa di cittadini che hanno a cuore il patrimonio culturale della città e che erano preoccupati per il progetto di recupero di piazza Sant’Agostino, di Palazzo dei Musei e dell’ex Ospedale. Siamo professionisti, docenti, critici d’arte e semplici cittadini che si sono trovati per scambiarsi opinioni e aprire un dibattito sul progetto originario, quello che prevedeva lo spostamento della Biblioteca Estense all’ex Ospedale e parte del patrimonio nelle torri di Gae Aulenti.

Il progetto è cambiato molte volte e le torri non si faranno più, quindi uno dei punti critici è saltato. Soddisfatti?
Sì, soprattutto perché, dopo una fase di pregiudizio sull’Associazione e i nostri rilievi, siamo passati a una fase di ascolto, a un ripensamento sul progetto e al dibattito pubblico sui contenuti. Certo, ora c’è un problema di trasparenza: le cose sono cambiate, ma cosa va dove e perché, ancora non è chiaro…

Il sovrintendente Malnati, prossimo alla pensione, ha approvato la variante urbanistica della Conferenza di programma, chiedendo indagini archeologiche sulle mura medievali. Una giusta cautela?
Io personalmente nutro, sino a prova contraria, estremo rispetto per i rilievi dei soprintendenti, che, se avanzano dubbi e dispongono indagini o blocchi, lo fanno per l’interesse pubblico alla conservazione del bene. I rilievi di Malnati sono ben più sostanziosi di quanto si voglia riconoscere. Dai commenti dell’Amministrazione traspare un atteggiamento di sottovalutazione, come fu con la sentenza del TAR del 2015, il ché comportò grandi ritardi nell’iter. Speriamo che la storia non si ripeta e non si alimenti l’attesa che il prossimo soprintendente sia meno “severo”. Qui si tratta, certamente, di giusta e doverosa tutela di beni pubblici.

Il Mibact, a guida Franceschini, ha stanziato 17 milioni per Palazzo dei Musei ed ex Ospedale Estense. Si aprono opportunità?
I soldi per la cultura sono sempre un’occasione da sfruttare. Franceschini, però, ha molto puntato sul recupero di beni architettonici e meno su “progetti” culturali veri e propri; gli attori che ne beneficeranno, inoltre, non devono limitarsi a restaurare muri e affreschi, ma immaginare obiettivi culturali e strategie. I soldi non devono andare solo alle “cose”, ma anche al personale per farle vivere: bibliotecari, custodi, guide, esperti, studiosi.

Siamo davvero al “passo decisivo per fare decollare il progetto”, come sostiene in una nota stampa la maggioranza? Cosa accadrà ora, secondo lei?
Questa via crucis si è delineata perché gli attori originari – la Fondazione della precedente gestione e la precedente Amministrazione – hanno sottovalutato le implicazioni del progetto, puntando su soluzioni sbagliate. Anche l’attuale Amministrazione per molto tempo si è impuntata su posizioni che speriamo, ora, definitivamente superate. Sembra stia prendendo corpo, almeno per il Sant’Agostino, un progetto che fa i conti con contenuti e orientamenti di valenza sociale, oltre che con ‘i muri’.

Il complesso ospiterà materiali di vari istituti: Galleria Estense, Musei civici, Biblioteche Estense e Poletti, Fondazione Modena Arti Visive. Ci siamo?
Io direi di sì. Tra noi c’è chi ritiene sia un buon compromesso e chi invece intravede altre criticità, ma un po’ tutti riteniamo che il Polo dell’Immagine in Sant’Agostino e la Biblioteca Estense a Palazzo dei Musei, con sfogo parziale verso l’ex Ospedale Estense per la Galleria, sia un buon punto di arrivo. Si parla, però, di un “pezzo” della Biblioteca da ospitare al Sant’Agostino, se è vero, quale e perché? Attendiamo ancora risposte chiare.

Fatto salvo il valore delle critiche costruttive, le chiedo una nota positiva sulla vicenda, un merito da riconoscere a enti e istituzioni coinvolti…
Gli amministratori devono accettare dialogo e critica, specie quando vengono da cittadini che intendono collaborare per il bene di tutti. Dopo tensioni e incomprensioni, ci siamo riusciti. Merito nostro, forse, ma merito soprattutto del nuovo Presidente della Fondazione, Ing. Cavicchioli, che con intelligenza e umiltà ha affrontato il gomitolo che si è trovato tra le mani, accompagnando l’Amministrazione verso prassi condivise e comunicazioni più trasparenti. Anche il “percorso partecipato” promosso dal Consiglio Comunale è stato un momento importante di confronto. Per noi tutto questo è certamente un risultato positivo.

di Patrizia Palladino

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