Portobello contro l’esclusione: ne parliamo con il coordinatore Paolo Negro

L’Emilia Romagna conta a oggi 21 empori solidali, ma il loro numero continua ad aumentare perché propongono una formula che funziona molto bene e che li ha fatti diventare un presidio contro la povertà e un buon antidoto all’esclusione. Gestito dall’Associazione Porta Aperta, a Modena l’emporio è aperto dal 2013. Ci racconta come vanno le cose, il suo coordinatore Paolo Negro.

Come funziona l’emporio e quante persone ha aiutato fino a oggi?
In questi cinque anni ha aiutato poco meno di 8000 persone, 2400 famiglie. Funziona come un normale supermercato, anche se è speciale. Persone e famiglie, in condizioni di vulnerabilità economica verificata dai Servizi Sociali, vi accedono per sei mesi. Come ogni famiglia va settimanalmente a fare la spesa, scelgono i prodotti a scaffale e non pagano nulla, ma usano una tessera a punti. Dopo una pausa di altri sei mesi, se permane la vulnerabilità, è possibile un secondo periodo di ingresso.

Il progetto si regge sui volontari e sulle donazioni, giusto?
Circa 200 volontari garantiscono il funzionamento. Tutto si regge sul loro ruolo e le domande per fare i volontari sono in aumento. Quasi tutti i prodotti che riempiono gli scaffali sono donati dalle imprese del territorio. E’ un progetto che si basa su una vera comunità di relazioni intrise di solidarietà fattiva fra volontari, imprese donatrici e famiglie.

Portobello è anche un osservatorio privilegiato, la povertà sta cambiando?
E’ un osservatorio privilegiato perché fotografa una domanda e un bisogno vero. Le ragioni della povertà sono in parte permanenti ma al tempo stesso in cambiamento. Se il movente iniziale della nascita di Portobello era la crisi economica con migliaia di persone che perdevano il lavoro, oggi siamo nell’onda lunga della crisi e si è poveri anche se si lavora, per la precarietà e la limitatissima remunerazione di alcuni lavori.

Il progetto è cambiato per andare incontro alle esigenze?
Le caratteristiche fondamentali sono costanti ma con l’esperienza abbiamo apportato piccoli miglioramenti che fanno fare grandi passi: il miracolo di Portobello. Un esempio di piccolo – grande cambiamento? Una bacheca cerco/offro lavoro e opportunità di formazione, per aiutare le famiglie sul tema del lavoro. Importanti cambiamenti sono avvenuti anche nei criteri di accesso per il mutare dei bisogni e delle cause di povertà.

Una ricerca dell’Università ha stimato che ogni euro investito a Portobello genera un valore quattro volte superiore. Cosa significa?
La ricerca ha messo in luce l’impatto sociale positivo di Portobello sulle famiglie, coprendo in media il 40% delle spese e determinando un aumento del potere d’acquisto di 800 € nei sei mesi di accesso. Il 50% delle famiglie riesce, grazie a Portobello, a rimborsare le bollette arretrate. La ricerca evidenzia che Portobello ha un’influenza positiva nella ricerca del lavoro, nella gestione del bilancio familiare, aumenta l’inclusione sociale, incoraggia l’attività di volontariato (molti diventano volontari) e riduce lo spreco alimentare. Questa ricerca quantifica in 4 volte tanto il valore generato dall’attivazione dei volontari che, reggendo l’emporio, creano valore attraverso la redistribuzione dei beni. Un valore che è quattro volte superiore ai costi di funzionamento.

 

di Patrizia Palladino

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