Piste chiuse e stagione invernale a rischio, ne parliamo con il presidente del Consorzio Cimone

Il momento difficile e l’aumento dei contagi ci riporta alla mente la quarantena della scorsa primavera. Chiusi in casa, magari in città, molti di noi hanno sognato gli ampi spazi e l’aria pulita che il nostro Appennino può regalare. Il recente Dpcm ha però chiuso gli impianti dei comprensori sciistici, limitandone l’uso agli sportivi professionisti. “Spero che queste restrizioni valgano effettivamente solo fino al 24 novembre – ci spiega Luciano Magnani, Presidente del Consorzio Cimone e Maestro di sci da quarant’anni – sono fiducioso che si trovino le soluzioni più adatte per affrontare il problema, senza distruggere l’economia di un intero territorio”.

Cosa pensa di questo ultimo Dpcm?
Credo che questa chiusura derivi anche dalle immagini di una stazione invernale della Valle d’Aosta, diffuse qualche giorno fa e arrivate agli occhi di tutti. Vorrei però ricordare che le varie strutture, in accordo con i maestri di sci, stanno sviluppando un protocollo molto rigido per la tutela degli sciatori. Ho speranza che il nostro presidente della regione assieme alla conferenza stato regioni, affronti la situazione al meglio, consapevole della serietà degli operatori di montagna, e conoscendo l’importanza della stagione invernale per le comunità montane.

Quest’anno quindi la stagione sciistica è a rischio?
Secondo me la stagione sciistica dovrà svolgersi regolarmente, non solo per via della sicurezza che deriva dalle caratteristiche tipiche di questo sport, come del resto le passeggiate nei sentieri e le altre classiche attività da montagna, ma anche per mantenere in vita l’economia locale. Credo che il buon senso delle nostre amministrazioni non possa arrivare a bloccare completamente la stagione sciistica e turistica invernale. Non è pensabile fermare praticamente l’unica fonte di sostentamento per l’imprenditoria locale”.

Stando alle richieste pensa che l’afflusso di turisti potrebbe essere buono?
Devo dire che le richieste stanno già arrivando, la gente ha voglia di muoversi. Credo che la montagna anche quest’inverno attirerà un buon numero di turisti, come poi è successo a ridosso della quarantena estiva. I motivi sono chiari: i grandi spazi che riducono i rischi di sovraffollamento, l’aria buona e la possibilità di rimanere a distanza dagli altri senza però la necessità di restare confinati in spazi piccoli.

Ci sono delle tutele per i lavoratori stagionali?
L’anno scorso i lavoratori stagionali sono stati messi in cassa integrazione dopo la chiusura anticipata. Quest’anno però tutto è da verificare e soprattutto ci devono essere i presupposti e la possibilità di aprire, per poter assumere.

Come vede questo tipo di turismo nostrano?
Molti non sono andati all’estero quest’anno, ma hanno riscoperto le zone vicino a casa, come la montagna. Una montagna che è tornata ad essere viva e frequentata da gente del territorio, che ne riscopre i luoghi e le bellezze, il tutto a distanza di sicurezza. In un momento così complicato, mi sento cautamente ottimista riguardo questo tipo di turismo, più consapevole e in grado di ridare vita, anche in questo periodo, a zone e territori che vivono di turismo.

 

 

di Francesco Palumbo

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