Al Circo Canetti gli specchi sono proibiti: l’intervista a Claudio Longhi di Ert

Con il doppio debutto di “Commedia della vanità” (fino all’8 dicembre al Teatro Storchi) e “Nozze” (dal 7 dicembre, al Teatro delle Passioni), arriva alla sua conclusione il progetto che Claudio Longhi (foto) ed Emilia Romagna Teatro Fondazione hanno sviluppato per un intero anno intorno all’opera e alla figura intellettuale di Elias Canetti (1905-1994), premio Nobel per la Letteratura nel 1981.

I due testi teatrali sono opere giovanili di un autore che ha fatto della versatilità una delle sue cifre espressive. Canetti ha scritto anche un romanzo “Auto da fè”, un saggio epocale (“Massa e potere”), un racconto di viaggio (“Le voci di Marrakech”), un’autobiografia in tre volumi (il primo è il celebre “La lingua salvata”, letto integralmente in Biblioteca Delfini), riempiendo quaderni di appunti e aforismi per tutta la sua esistenza. L’allestimento di Longhi coinvolge ben 23 attori (fra questi Fausto Russo Alesi e Aglaia Pappas) e due musicisti. Un’operazione che pensa in grande e che fa tornare alla mente “Gli ultimi giorni dell’umanità” di Karl Krauss (1874-1936), che Luca Ronconi mise in scena al Lingotto di Torino, nel 1990.

Longhi, da quanto tempo inseguiva l’idea di mettere in scena “Commedia”?
Indiscutibilmente esiste un nesso forte fra tutti gli attori che la sua domanda ha evocato, a partire dal fatto che “Commedia della vanità” è effettivamente più che un progetto, un sogno. Un’idea che accarezzavo dalla fine degli anni ’90, quando, attraverso Ronconi, incontrai il testo per la prima volta. Fu lui che me lo fece leggere. Il nesso di “Commedia della vanità” con “Gli ultimi giorni dell’umanità” è forte, perché la vocazione teatrale di Canetti matura proprio seguendo le letture pubbliche che Kraus dava degli “Ultimi giorni”. Sono entrambi testi che debordano in mille direzioni e hanno uno strettissimo nesso con la voce.

Quanto Commedia parla dell’oggi?
E’ una sorta di reagente chimico che, partendo da un altrove e un allora, distanti geograficamente e cronologicamente da noi, ci aiuta a mettere bene a fuoco quello che ci sta accadendo oggi. Sulla costruzione dell’identità, la riflessione che sviluppa Canetti è estremamente attuale. La costruzione dell’io passa attraverso il rapporto con la propria immagine. Lo specchio, la fotografia, il ritratto e tutte le altre forme di rappresentazione del sé. Pensiamo al peso che la fotografia – il famoso selfie – ha nelle nostre vite quotidiane, quanto sia importante per noi fotografarci per esistere. E al rapporto fra il potere e la massa, e potremmo usare un altro sostantivo, ovvero popolo. Un cortocircuito inquietante fra l’Europa degli anni ’30 e quello che viviamo noi oggi.

Il progetto Canetti vive il suo culmine con due spettacoli. Sarà Longhi vs Guanciale?
Non so se sia un versus o un con. So che questa intorno a Canetti è stata una bella avventura condivisa introno a un autore amato.

Parliamo di Ert, riconosciuto come teatro nazionale: qual è il suo stato di salute? Quali le prospettive e il ruolo che Ert gioca dentro alla realtà di Modena?
Considero il teatro un elemento costituitivo nell’architettura politica di una città. ‘Teatro nazionale’, se vivessimo in un paese civile, sarebbe un’espressione con un peso importante. A me sembra che non ci renda conto di questa dimensione, a nessun livello. Io invece mi pongo questo problema. Ert dev’esser all’altezza. Da qui la necessità di concepire dei progetti. Progetti, non solo spettacoli. Di spettacoli è pieno il mondo.

E lo stato di salute?
Mi piace pensare Ert come un vitale portatore sano di cultura, che vuole essere presente nelle città e nella cultura, in un momento in cui il nostro paese sembra avere smarrito l’importanza di questi temi. E quando questi temi vengono evocati, sembrano una sorta di mantra pronunciato, senza capire bene quello che si sta dicendo. Rispetto a Modena, devo anche segnalare che abitiamo territori che, pur con tutte le diffocltà che ci possono essere, sono in grado di ascoltare e di reagire. I nostri soci sono compagni di viaggio preziosi.

Vie Festival si farà?
Sì, a fine febbraio.

Ex Enel: quali i tempi per il nuovo teatro?
Si sta lavorando, il sindaco ha parlato di un orizzonte legato alla prossima stagione. Non vedo tempi geologici all’orizzonte.

La stagione: spettacoli da consigliare, a parte le produzioni di Ert?
Allo Storchi, a maggio, Christoph Marthaler.

Al Teatro delle Passioni?
Ragionando sulla dimensione della progettualità, penso alla “Trilogia del’identità” di Liv Ferracchiati (21-26 gennaio 2020).

 

di Francesco Rossetti

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