Ciacarare Modenese. Altro che il taser, qui si parla della tuffa

Tuffa: pronunciato ‘tòffa’con deciso accento sulla ‘o’; arma da fuoco, nello specifico, pistola. Esempio colloquiale: ‘l’altra sera fuori dal Gilda c’era della maràia subsahariana imbottita di gin tonic che scassava le balle. A un bel momento è arrivato un taròne che gli sono girati i maroni e ha tirato fuori la tuffa. Uno squaglio… Poi è saltato fuori che era un carabano in borghese’. Altro esempio ‘S’am vìn in cà un zènghen a la nòt mè a g’hò la tòffa in dal casét a svèin al lèt e agh spér in mez ai och, vamo là…’. Il termine ‘tuffa’ viene usato esclusivamente in vece del termine ‘pistola’ perché la pistola, a queste latitudini, potrebbe avere il significato di luganega carnacea o batacchio nodoso, di solito di ragguardevoli dimensioni, e quindi creare antipatici qui pro quo.

Quindi non si dirà ‘L’ètra sira a iò incuntré la muièra ed Gibertein al Baluèred…l’era inn a cèra bestia…a l’ho purtèda in d’al cèso del dànni e a iò tirè fòra la tòffa e lè l’ha dett ‘che Dio at bendèsa!’… ma bensì in questo caso si userà il più preciso ’la pistola’. Tuffa risulta errato anche nel caso si desideri indicare un umano dalle dubbie capacità cognitive, un classico ‘pistola’ nel senso di gabbiano (al gabiàn). Ma vediamo di estrapolarne l’etimo più recondito. Il termine tuffa ha origini calabresi, con varianti di pregio tipo tufa, tofa o tuff (vecio, i calabrosazzi di tuffa se ne intendono, è noto…), anche se la scaturigine più antica del vocabolo pare affondi le radici nell’osco-umbro (‘osco’: lingua degli Osci e dei Sanniti, parlato nel Sannio, Lucania e Abruzzo secondo le testimonianze a partire dal V secolo; guardate che mazzo che mi faccio per due lire…). Un origine meridionale senz’ombra di dubbio, quindi. Nasce così il sospetto che l’utilizzo di tuffa nel gringo-lingo canarino risalga alle grandi migrazioni dal sud al nord negli anni ’60/’70, assieme ad altri termini di utilizzo canarino come ‘taffiu’ (cibo; taffiare = mangiare) cucuzza (la zucca) e altre delizie del vernacolo.

di Stefano Piccagliani

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