Ciacarare Modenese. Bigiare o marinare la scuola, ovvero il cabò

Cabò: marinatura scolastica, assenza ingiustificata trascorsa a vagare in città fino al momento di rincasare. In italiano si trova l’orrendo parallelo ‘bigiare’, termine che non regala quel tono vagamente ispanico-francese di frizzante sintesi che invece rilascia ‘cabò’. Ai bei tempi andati delle mie superiori, il cabò si svolgeva con notevole agio per un fondamentale motivo: le scuole erano quasi tutte in zona centro storico e quindi il ‘fughino’ da scuola si rivelava un’ appetitosa occasione di andar per negozi, ai tempi popolati da puledre-commesse supersexy (per qualche oscuro motivo ai miei tempi il mito erotico adolescenziale era la commessa). Cabottare, ovvero operare il cabò, forniva quindi la chance di incontrare altri amici cabottari con i quali recarsi in eleganti bar sotto i portici per gustare cappuccini e brioche fragranti, una piacevole deboscia degna degli artisti della belle époque parigina. Il rischio era quello di farsi cappellare dalla madre o dal padre, ma si poteva sempre fornire la versione ‘c’era sciopero’ dato che, alla fine degli ‘impegnati’ seventies, c’era uno sciopero ogni quarto d’ora.

Alcuni cabottari invece preferivano le zone periferiche con i loro bar tutti tempestati di scintillanti videogame e altre delizie ludiche. Il mitologico bar Cubana, ad esempio, serviva un bacino abnorme di cabottari del Corni, Barozzi e financo del severo Muratori, come ci ha raccontato lo storico gestore nell’atto di lucidare le sue Lamborghini (acquistate grazie ai gettoni per il Pac-Man e Super Mario sbolognati ai cabottari all’epoca). Alcuni arditi prendevano addirittura il treno per andare a Bologna in via Indipendenza, che allora sembrava Manhattan, compiendo funambolici salti mortali per tornare davanti alla scuola in tempo col papà che li aspettava ignaro. Adesso il cabò è meno impattante, con quegli orrendi poli scolastici extraurbani in mezzo al nulla assoluto e lontani da ogni possibile trastullo. Generazioni che vagano senza meta tra brulli campi di rape, cliccando un cellulare.

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