Pòtt: single maschio. Cover version dialettale di ‘putto’, la cui variante femminile è radice di vocabolo che non necessita spiegazione alcuna. Al pòtt è quindi l’uomo fatto e maturo che non ha ancora ceduto alle sirene tentatrici dello sposalizio e che nemmeno mostra interesse per fidanzamenti o legami duraturi, preferendo perciò un celibato tutto a base di gazzette dello sport e scatolette di tonno o di Simmenthal consumate in mutande davanti a Qui Studio A Voi Stadio. Frase tipica: ‘Al fiòl dal pòver Gibertèin al g’ha quèsi quarant àn ma l’è ancàra pòtt’. Il termine, forse derivante dal veneziano puto, intende quindi il celibe a guisa di eterno fanciullo, nudo e panciuto dotato di alette come da secoli viene raffigurato nella storia dell’arte quando questa impreziosisce le testiere di letti matrimoniali.
Il nostro putto, al pòtt, essendo privo di legami sentimentali o civili di riguardo, trascorre le sue lunghe giornate perseguendo fustinelle adolescenziali nel tentativo di bloccare lo scorrere del tempo, baloccandosi ad aeternum in collezionismi figadinaci, raccolte di Tex Willer, visioni in DVD di classici del cinema parrocchiale, download di pornazzi a scopo auto-terapeutico. Molte anziane rezdòre, anche di alto bordo, trascorrono intere mattine in interminabili code al forno o in rosticceria o al Cup lamentandosi ad alta voce con loro pari grado del mesto destino che a loro è toccato a causa del loro figliolo maschio cinquantenne che ’Sàla sgnòra…l’è ancàra pòtt…’. E giù a lamentarsi dei ‘giovani’ d’oggi, dei maschi che sono troppo viziati e mammoni e delle donne troppo aggressive. In questi casi ci si trova naturalmente al cospetto di un cosiddetto ‘pòtt c’al pìga’, ovvero il putto che piega, allusione gergale local di squisita fattura all’omosessualità maschile (piegare=tendere, avere tendenze). In questo caso il putto è quindi putto per cause di forza maggiore, rifiutando matrimoni o legami di ipocrita facciata con donne. Al pòtt c’al pìga frequenta esclusivamente pòtt ch’i pìghen.
