Ciacarare Modenese: il day after di San Geminiano, la Zangleda

Zanglèda: in italiano acquisto alla fiera di San Geminiano. E’ sinonimo di fregatura, incauto acquisto, deflorazione posteriore. Il fascino del vocabolo è dato dall’onomatopea zang! (da pronunciare con Z aspra, quasi un tz) che riconduce al suono della lama della ghigliottina che scende inesorabile sulla marùga del gabbato. Per qualche misterioso motivo, ciò che alla bancarella della fiera dedicata al Patrono appariva come un affarone in irresistibile occasione scintillante e seducente, non appena arrivati alla maison ecco che l’oggetto acquistato si rivela un assoluto zavaglio (Z dolce in questo caso) di difficile collocazione se non quella del cassonetto differenziato per la raccolta delle innasate. Naturalmente la zanglèda non si nasconde soltanto tra i balzani articoli offerti alla cittadinanza nell’ambito della fiera di San Zemiàn, ma può celarsi anche nelle grandi catene di stracci alla moda, nel fantasmagorico caleidoscopio delle cineserie cheap, nel polveroso cosmo dei saloni di svuotato di garage raccolti sotto il truffaldino titolo di ‘negozi vintage’.

Interessante è anche il fenomeno di reazione psico-banana che si mette in moto non appena il tapino raggirato si accorge di aver subito la zanglèda (frase colloquiale esplicativa: I m’han zanglé): avendo lo sventurato pagato moneta sonante per accaparrarsi una disgraziata zanglèda, e magari dopo accalorata contrattazione con la convinzione di aver lui stesso gabbato il venditore senza accorgersi del proprio orifizio già sanguinante, ecco che egli si vergogna con se stesso per l’incauto acquisto e si limita a dedicare due accorati cancheri e a bestemmiare varie divinità celesti invece di riportare l’orrido prodotto al satanico cioccapiatti che gliel’ha posizionato in quel posto. Questo scatena un corto circuito pernicioso che innesca un pensiero fisso nella marùga del raggirato (il prossimo anno vado in fiera ma col cavolo che mi faccio innnasare) che lo porta alla reiterazione eterna della sua mesta auto-sodomizzazione.

di Stefano Piccagliani

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