Ciacarare Modenese: il sisso, un protagonista della nostra terra

Sisso (in dialetto sèss): letame, liquami, fertilizzante ad uso agricolo. Se ne evince la presenza grazie all’aroma di importante percezione che permea l’aire della bassa padana. Pungente intuizione olfattiva associata all’orgogliosa operosità country del contado, vera e propria ecelènsa del teritòrio che si dipana ai due lati della via Emilia. L’odore di letame (celebrato anche dal poeta folk Luciano Ligabue nel suo noto brano ‘Non va più via l’odore del sisso, che hai addossoooo uooo’) funge da perenne remainder delle caratteristiche più profonde dell’anima della nostra terra, soprattutto quando si mescola ai miasmi provenienti dagli indefessi campi di sterminio suino ben distribuiti su tutto il teritòrio. In alcune zone prescelte, un esempio su tutti l’area di Newcastle Rangoon, le due furenti ma fruttifere esalazioni si incontrano in un aggraziato balletto aereo tutto da fiutare, capace anche di stimolare i neurotrasmettitori più ottusi fornendo percezioni extrasensoriali o psichedeliche di notevole virulenza.

I più fortunati, nel caso di una gita in camporella a scopo inzuppante, possono anche vivere l’istruttiva esperienza di infrattarsi con la propria auto, magari di recente immacolato lavaggio, nei pressi di una zelante macchina agricola proprio nel mentre ella distribuisce sisso sulla bramosa terra coltivata. Nel supremo momento dell’immancabile ravanamento nell’accogliente abitacolo della Dacia Duster, un colpo di vento ben assestato potrebbe quindi innaffiare la carrozzeria di sisso, in una deliziosa assonanza metaforica tra sesso e sisso. Teniamo ben presente che col termine ‘sisso’ si possono intendere anche altri tipi di fertilizzanti aromatici, ad esempio il biogas o il digestato, la cui possanza nauseabonda è spesso percepibile nelle ore serali (sisso-vigliacco). L’esuberante vocabolo può prendere anche significati che esulano dallo specifico, come si evince nelle locuzioni ‘Vacca d’na madòsca! Et gh’é al fiè c’al sà ed sèss!’ o anche ‘Mo xa sucéd? Ani dè al sèss in campagna o t’e tè ch’te scurzé?’.

di Stefano Piccagliani

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