Sandrone, in vernacolo canarino sandròun. Fa riferimento alla maschera tradizionale del carnevale geminiano, oppure – ed è quello che interessa nosotros – si tratta di termine giocoso ma non troppo, atto a indicare uomo di notevole stazza strutturale carente però dal punto di vista dell’utilizzo della marùga. Il sandrone risulta goffo nella postura, imbarazzato nel movimento, a volte persino scimmiesco nella gestione degli arti superiori nonché vagamente villano. Il sandrone ha mostruosi piedi pinnati, sovente s’ingobbisce per posizionarsi ad altezza-cristiano normale, immancabilmente presenta lo sguardo tipico del bovino che vede passare Gigetto. Può performare risate eccessive che risuonano impressionanti nella sua cassa toracica, sfagiola dentature da gorilla di montagna con molari grossi come cubetti di porfido e commenta con voce tonitruante da Polifemo il Ciclope. Tipiche frasi identificative: ‘La fiòla ed Gibertèin la stèva con un bel cadètt pugliès tòt elegant ed educhè…po’ l’ha pèrs la testa per un sandròun càl zòga a palacanèster’, oppure ‘A sùn andèda in San Giovanni dàl Cantòun a prenotèr i esàm dal sanghèv perché a g’hò al polistiròl un po’ èlt, mo dedlà dal véder in dàl sportèl a gh’era un sandròun c’an g’hà brisa dal capèss…’.
Come si evince agevolmente da questi esempi, è quindi pernicioso affidare la propria fiducia ad un esemplare di sandrone in quanto – come vuole certa vulgata popolare – la capacità arteriosa e venosa di condurre l’ossigeno necessario fino alla poltiglia celebrale è inficiata dallo sforzo immane compiuto dall’organismo a risalire certe impervie arrampicate corporali. Dato però che la natura nella sua scriteriata saggezza spesso compensa, ecco che molti sandroni si ritrovano dotati, già dai primi anni della pubertà, di aberranti baguette carnacee da riproduzione, abomini penzolanti rosati che vengono buoni presso le interessate o, in caso di stereofonia sessuale, interessati all’articolo. In ambito femminile, la sandrona è sovente schiacciatrice di pallavolo.
