Ciacarare Modenese. La parte più prelibata del piatto: al pio bòun

Al piò bòun: in italiano, il più buono. Parte prelibatissima di una qualsiasi pietanza, di solito rappresentata da vomitevoli scarti, nella formula utilizzata soprattutto da anziani nonni o zii i quali, nel momento in cui il giovane nipote termina di gustare un suo piatto e lascia, malauguratamente per lui, un qualche schifio di rimasuglio scartato, vedi cotenne flaccide di zampone, parti anali di cacciagione o grasso giallastro di prosciutto crudo. A questo punto, a voce altissima per sottolineare una certa vis polemica, ecco che il vècio in sclero piazza la sua invettiva esclamando tronfio ‘Bèmo, et las lè al piò bòun!’ e subito si adopera a raccogliere con la sua schifosa forchetta sbavezzata i malinconici residui di scorie dal piatto dello schizzinoso erede, evidenziando così la presunta mollezza e deboscia dei giuvnastràz.

In quel gesto, ma soprattutto in quella interiezione vomitata con tale soddisfazione, ecco che da secoli la vecchia guardia esercita la propria sboroneria spaccona nei confronti delle nuove leve, con impliciti riferimenti al mitologico ’tèimp ed guèra’ fino alla esemplificazione della propria gnosi nei confronti del più genuino ’savèr stèr al mànd’. C’è una certo tentativo di lezione filosofica alla base: ‘al piò bòun’ infatti lascia ad intendere che il giovane sbaglia a fermarsi alla superficie delle cose, in questo caso del cibo, e quindi l’esperto anziano lo esorta ad approfondire e a non sprecare nulla al fine della completa soddisfazione. Potremmo però anche dire che lo sclerotico dimentica che tutto il benessere che la società dei consumi che lui stesso ha contribuito a costruire, si fonda, in soldoni, proprio sullo spreco e che quindi lasciare lì un culo duro di faravòuna o una scivolosa cotenna di zampa contribuisce a tenere in piedi il Sistema, e quindi anche la sua lurida pensione, con la quale si è potuto pagare i denti nuovi impiantati in Croazia con i quali ciucciare le unghie di zampetto suino (al piò bòun) sfacciatamente abbandonate dal nipote sprecone.

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