Ciacarare modenese: quando il popolo ri-forgia la lingua, il dicapàto

Disabile o differentemente abile. Tipico termine che viene storpiato dalla rude pronuncia locale la quale spesso e volentieri piega e ri-forgia la parola per motivi di porco comodo, soprattutto tra le fauci di umani della terza età, come si evince da altri esempi classici tipo frigor (frigorifero, si veda anche ‘frigor mortis’), bergonzòla (gorgonzola), esilo (asilo), aròstbif (roast-beef), alesso (lesso), aradio (radio), cornflesh (cornflakes), manopausa (menopausa), persiutto (prosciutto) osmarino (rosmarino, la caduta dell R permette una più agile pronunzia L apostrofo), alesso (lesso), gòmito (vomito), faravona (faraona, pennuto mangereccio la cui pronuncia corretta costringe ad un disagevole dittongo OA aggirato con semplice aggiunta di una v consonante) le carti (plurale folk di carte, a sua volta plurale di carta, quindi plurale di un plurale – ingegnoso! – come si vede nella frase ‘Abiàm perso a Scala 40 perché m’hai dato delle carti orènde’) per finire con stracomunitari (ovvero il termine extracomunitari privato di quella scomoda e iniziale che provoca bisticci linguali in presenza dell’articolo gli).

Termini ristrutturati dalla gnosi popolana spesso presenti anche sulle labbra di chi mostra problemi di accentazione, vedi circuìto (d’automobili) o rùbrica. Dicapàto però svela una certa precisione semantica, dà il senso di chi ha ‘cappottato’ o è incappato in una sventura di cui è incolpevole ed è molto più comodo da un punto di vista della gestione del lezioso e potenzialmente offensivo (seppur corretto) handicappato – con quella H che è solo d’ingombro – come è palese nelle frasi di uso comune, in cui lingua, palato, protesi dentarie e salivazione rollano in combutta con molto più agio: ‘Il commesso della Vanna quella della merceria è un po’ dicapàto’ , ‘Parcheggia pure la macchina in tèl posto dei dicapàti, tànt i vìgil in pàsen mai…’, ‘Molta a-genti guidano come dei dicapàti, specialmèint qui chi g’hàn al capèel in testa’. (Si ringrazia Stefano Moschi autore del libro ‘Fa tè’, da cui ho copiato praticamente tutto. Edizioni il Fiorino).

di Stefano Piccagliani

WP-Backgrounds Lite by InoPlugs Web Design and Juwelier Schönmann 1010 Wien