Ciacarare modenese, tipici modi di dire canarini: la sarafèda

Saraffare (in dialetto sarafèr): oxfordiano infinito della 1a coniugazione – transitivo – sinonimo di palpare che indica – nella fattispecie da parte di un giovane maschio – l’hobby di tastare morbide carni femminili a scopo ludico-propiziatorio. Il saraffare si distingue dal palpeggiare in quanto si tratta di ‘palpazione continuata’ della quale l’oggetto del desiderio che subisce la saraffata non si mostra, seppur con qualche possibile eccezione, del tutto contrario all’essere saraffato. Possiamo quindi affermare che il saraffo altro non è che la seconda fase della prima, frugale, palpata, quando al maschio saraffatore viene in qualche modo comunicata la piena disponibilità della palpata a venir saraffata. Nell’antichità i luoghi ove si registrava il più alto numero di saraffate era la sala cinematografica, meglio se in presenza di truculenti film horror (che in qualche modo avallavano la cosiddetta ‘saraffata da scago’, ma anche il genere zitell-piagnon poteva fungere da booster (Le saraffate di Madison County). Il giovane virgulto maschio, a seguito di sapienti tattiche di avvicinamento alle curvacee gibbosità mammarie spesso celate sotto pesanti maglioni, riceveva dalla tipa un tacito via-libera, spesso sotto forma di semplice mancanza di opposizione alcuna, e quindi si dedicava ad un piacevole massaggio manuale che però finiva per illividirgli l’apparato riproduttore per la troppa tensione accumulata.
Quando l’atto del saraffare si dimostrava funzionale ad un conseguente approfondimento post-proiezione, ecco che in luogo appartato, nell’abitacolo dell’automobile, la sarafèda si poteva tramutare nella più grintosa ravanèda (inf: Ravanare), disordinata ma coinvolgente perquisizione dell’equipaggiamento intimo dell’oggetto del desiderio (es. colloquiale: ‘La tipa al cinema si è fatta saraffare?’ ‘Si, poi in macchina l’ho ravanata’). L’ambito di utilizzo di saraffare può non essere esclusivamente erotico (vedi i saraffatori seriali di frutta e verdura negli ipermercati).

Di Stefano Piccagliani

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