“Come tutto è cominciato”, il nuovo libro della scrittrice Luisa Menziani

“Come tutto è cominciato” è il titolo del terzo libro di Luisa Menziani, insegnante di Italiano al liceo scientifico Wiligelmo e scrittrice appassionata. In precedenza aveva pubblicato “FanteCavalloeRe” nel 2015 e “Ci vorrebbe una mappa” nel 2017, quindi una precisa cadenza biennale. “In realtà non c’è nulla di programmato – ci spiega la Menziani – evidentemente quelli sono i miei tempi di scrittura”.

Luisa, il tuo nuovo libro, a differenza dei due precedenti, ha la struttura vera e propria del romanzo. Come ti è venuta l’idea?
Non saprei dirlo, un giorno mi sono seduta al computer e ho scritto la prima pagina. In generale trasferisco nella scrittura dei concetti, delle visioni del mondo, cose astratte che poi prendono forma attraverso la narrazione. “Come tutto è cominciato” è ambientato sulle nostre colline, che io conosco bene. C’è il rapporto con la natura e poi i giovani, che osservo quotidianamente visto che ci lavoro in mezzo, le loro dinamiche di innamoramento, le sensazioni. In questo senso quindi, l’idea è nata anche dall’esperienza diretta.

I personaggi del romanzo sono tutti inventati?
Si certo, sono tutti personaggi inventati, ma hanno sempre anche un aggancio con la realtà. Del resto un personaggio diventa vero quando riassume in se quelle caratteristiche che hanno gli uomini in carne e ossa. C’è quindi sicuramente qualche spunto legato alle persone che conosco. Io sono un osservatrice e alcune cose che mi restano impresse magari si riversano in caratteri e situazioni.

La storia è ambientata nel 2001 e nel 2017…
La storia si svolge nell’estate del 2001 a Ceresina, un imprecisato paese sulle colline, anche se il narratore fa qualche riferimento geografico, ad esempio dà nome a un fiume. Nel 2017, invece, c’è l’occasione per una rimpatriata e il caso riapre certe pagine rimaste non scritte.

Pagine che sono legate all’amore?
Si, l’amore è sicuramente il tema centrale. In pratica a Ceresina c’è una villa del 1850, villa Boniverti, che appartiene a una famiglia borghese di Milano. Questa per gli abitanti del paese, visto che i Boniverti erano possidenti, rappresenta un po’ un mondo irraggiungibile. Loro hanno una figlia, Alice, che è molto bella e tutti i ragazzi del luogo la vorrebbero come fidanzata. Tra questi Lollo, che è innamorato di lei. Lui all’inizio del racconto, dice che quando si aprivano le finestre di villa Boniverti sapeva che era arrivata l’estate e con essa anche Alice.

E’ Lollo quindi il narratore del romanzo?
In realtà ci sono due narratori. Uno è appunto Lollo, l’altro è invece un narratore esterno che racconta tutto quello che avviene nel 2001 e a cui Lollo non era stato presente. La storia non è solo quella di Lollo e Alice, ma di un gruppo di giovani. C’è ad esempio un ragazzo che si chiama Ciak, che ha un bar. Poi ce n’è un altro che chiamano il Boss, che arriva in paese per una ragione che non sveliamo in occasione di un festival di band musicali e che destabilizza un po’ il gruppo.

Nel 2017 invece cosa succede?
Nel 2017 Lollo e Ciak, devono decidere se andare a Parigi a un concerto. Lollo deve valutare se riaprire una pagina della sua vita che credeva dimenticata e che ora riprende forma. Va a ripescare nella memoria, ma allo stesso tempo, cerca di capire meglio se stesso oggi. Il libro possiamo quindi dire che è diviso in quattro parti: le prime due sono di avviamento, la terza è dedicata a una notte in cui avvengono tantissime cose in contemporanea, sia a villa Boniverti che al fiume dove Alice va. La quarta, infine, è il 2017, quindi Parigi, se andare o non andare e tutto quello che succede in seguito.

C’è qualcosa di autobiografico nei personaggi del tuo romanzo? Qualche parte di te?
Più che altro c’è nello stile con cui viene raccontata la storia, o in certe mie visioni delle cose. Ad esempio il rapporto con la natura, che per me è molto importante, è ben presente nel romanzo. A volte i pensieri di Lollo sono anche le mie riflessioni, però non è la mia storia.

Quando ti è venuta la voglia di scrivere?
Scrivere mi è sempre piaciuto. Da bambina giocavo a scrivere dei libri e mi inventavo delle sceneggiature che poi rappresentavamo in garage. Anche mia madre scrive, in casa per conto suo, e lo stesso faceva mia nonna, che scriveva delle poesie.

Ho visto che sei molto attiva anche sui social…
Sono stati i miei allievi a convincermi a sbarcare su Instagram. E’ successo un anno durante una gita scolastica, visto che mi piace fotografare. I miei libri, poi, hanno avuto una bella avventura attraverso i social. Pensa che “FanteCavalloeRe”, il mio primo libro, è finito anche in America, da un musicista e pittore della Georgia. Lui fa murales e in una piazza ha disegnato anche il particolare della bicicletta.

Hai in programma qualche presentazione?
Si, intanto giovedì 28 novembre presenterò il libro al Bookstore Mondadori del cinema Victoria. Poi il 6 dicembre sarò al Consorzio Creativo di via dello Zono in centro a Modena.

 

di Giovanni Botti

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