Dischi: Niccolò Fabi, “Una somma di piccole cose”

Niccolò Fabi fa parte di una generazione di cantautori emersa alla metà degli anni ‘90 che ha fatto un passo avanti rispetto al cantautorato più classico degli anni ‘70, mantenendosi però a distanza anche da quelle sonorità easy listening tipiche degli ‘80. In oltre vent’anni di carriera, il cantautore romano ha sempre dimostrato una certa onestà intellettuale e artistica, sia nei testi che nella ricerca sonora.

Col nuovo disco, “Una somma di piccole cose”, ha però raggiunto il suo punto più alto. Un album scarno negli arrangiamenti (chitarra acustica, a volte elettrica, piano e poco altro), ma anche complesso nella ricerca melodica, che dimostra la passione di Fabi per il nuovo indie-folk americano (Bon Iver, Iron & Wine e tanti altri).

Nove canzoni vere, intense, mai scontate, registrate in solitudine nella Valle di Baccano, sulle colline romane, e pervase da un alone di malinconia che le rende ancora più affascinanti, come dimostra la nostalgica e bellissima “Filosofia Agricola”. Ma anche la disillusione politica, di “Ha perso la città”, l’intimismo della pianistica “Vince chi molla” e la deliziosa “Una mano sugli occhi”, love song finalmente non banale, non sono da meno. Uno dei migliori album italiani da diverso tempo.

di Giovanni Botti

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