Il disco della settimana: “Bless Your Heart”, il secondo album della Allman Betts Band

The Allman Betts Band – ‘Bless Your Heart’

Fondata nel 2018 da Devon Allman, figlio di Gregg, e Duane Betts, figlio di Dickey, la Allman Betts Band si è posta subito sulla scia dei ‘genitori’ Allman Brothers, portando avanti il loro tipico rock-blues, venato di roots e di soul con tendenze jam. Il loro primo album, “Down to the River”, era proprio una riproposizione di quel sound, sempre piacevole e trascinante, ma senza grandi sorprese e senza la forza espressiva della voce di Gregg Allman. Il secondo lavoro, “Bless Your Heart”, uscito a fine agosto, rappresenta invece un passo avanti, con qualche richiamo al roots-rock e persino al suono californiano (del resto Duane Betts ha suonato anche con i Dawes, una delle band più quotate della nuova California). Oltre ai due leader, in questo nuovo album entra in pianta stabile nella band un altro figlio d’arte, già presente in qualche episodio di “Down to the River”: stiamo parlando di Berry Duane Oakley, figlio di Berry Oakley Jr, ex bassista degli Allman.

“Bless Your Heart” propone 13 nuove canzoni per una durata complessiva di oltre 70 minuti (forse persino troppi!), 12 dei quali utilizzati per una sola canzone, lo strumentale “Savannah’s Dream” composto da Duane Betts sulla scia di quelli mitici del padre. Un brano molto creativo con spunti jazz che lo rendono ancora più intrigante. Il disco si apre con “Pale Horse Rider”, una rock ballad abbastanza cupa, con aperture californiane nel ritornello, scelta come primo singolo. “Carolina Song” è un tipico rock-blues sudista, con una bella chitarra slide in evidenza, mentre “Ashes of My Lovers” ricorda quelle atmosfere western-rock di certi brani dei Green On Red. “Magnolia Road”, anch’essa fatta conoscere in anticipo sulle piattaforme digitali, è un’altra rock ballad sudista guidata dalla slide, mentre “Rivers Run” è acustica e dai profumi country. Arrivando alla parte finale di un disco, come già scritto, piuttosto lungo, troviamo la psichedelica e sognante “The Doctor’s Daughter”, l’unica canzone cantato da Oakley, e la conclusiva “Congratulations”, una dolce ballata dalla struttura californiana aperta dal piano. Una bella conferma per questi figli d’arte dal cognome fin troppo ingombrante.

(GB)

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