Il disco della settimana: le “Reunions” di Jason Isbell & 400 Unit

Jason Isbell & 400 Unit – “Reunions”

Jason Isbell è, senza ombra di dubbio, uno dei migliori cantautori americani delle nuove generazioni. Salito alla ribalta negli anni 2000 come chitarrista della band di southern-rock Drive-By Truckers, fin da subito ha messo in mostra un’ottima vena compositiva, che è emersa ancora di più quando, nel 2007, ha intrapreso la carriera solista con l’album “Sirens of The Ditch”. Dopo tre buoni dischi registrati assieme alla sua band, i 400 Unit, Isbell è letteralmente esploso come cantautore nel 2013 con lo splendido “Southeastern”, registrato con la produzione di Dave Cobb e l’aiuto della moglie, la violinista Amanda Shires, dopo essere uscito dal tunnel della dipendenza da alcol e droga. Da qui in avanti il musicista dell’Alabama ha registrato altri tre album in studio più un live, mantenendosi sempre a livelli di eccellenza, sia con che senza i 400 Unit.

Il nuovo lavoro, “Reunions”, arrivato nei negozi proprio in questi giorni, anche se negli Stati Uniti è uscito all’inizio dell’emergenza Covid-19, è caratterizzato da un sound più rock e meno country, con alcune ballate di matrice sudista ed altre che ricordano da vicino la musica californiana degli anni ‘70 (del resto tra gli ospiti c’è nientemeno che il grande David Crosby). Accompagnato ancora una volta dai 400 Unit, oltre che dalla moglie al violino e alla voce, e con la sapiente produzione di Dave Cobb, Isbell mette sul piatto dieci nuove canzoni tutte al di sopra della media, a partire dalla intensa “What’ve I Done To Help”, ballata di stampo californiano con una bella slide a fare da guida e le voci di Crosby e Jay Buchanan dei Rival Sons ad arricchire il tutto. “Running With Our Eyes Closed” è un altro brano cadenzato che profuma di California e ricorda, in parte, certi pezzi del David Crosby più rock degli anni ‘70, mentre “Only Children” è un delizioso acquerello acustico cantato assieme alla moglie Amanda. Molto belli anche gli altri lenti dell’album, piuttosto adatti alla voce di Isbell, dalla pianistica “River” alla delicata “St. Peter’s Autograph” fino alla conclusiva e folkeggiante “Letting You Go”. L’ennesima conferma di un talento in crescita.

di Giovanni Botti

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