Il disco della settimana: “Serpentine Prison”, esordio solista di Matt Berninger voce dei National

Matt Berninger – “Serpentine Prison”

C’era molta curiosità intorno all’uscita del primo album solista di Matt Berninger, voce dei National, uno dei gruppi più apprezzati degli ultimi anni del cosiddetto indie-rock americano. Soprattutto ci si chiedeva se avrebbe continuato il percorso di ricerca sonora che aveva caratterizzato gli ultimi, discussi, dischi della band di Cincinnati, molto apprezzati da alcuni addetti ai lavori (“Sleep Well Beast” del 2017 vinse un Grammy Award come miglior album di musica alternativa), molto meno da altri che ne hanno criticato una produzione, in alcuni episodi, fin troppo ricercata e basata sull’uso dell’elettronica. In realtà, rispetto a quei dischi, “Serpentine Prison” è di una semplicità e delicatezza quasi spiazzante. Per la produzione Matt Berninger si è affidato a un monumento del Soul e Rhythm’n Blues come Booker T. Jones che ha costruito attorno ad una manciata di canzoni notturne e intimiste dei suoni tendenzialmente acustici in modo da valorizzare la voce profonda ed intensa del cantautore.

E il risultato è un disco di una bellezza e di un fascino disarmanti, un album che, nella sua generale atmosfera triste e autunnale, riesce comunque a creare un senso di pace e addirittura di positività. Oltre a Booker T. Jones in “Serpentine Prison” ci sono altri ospiti illustri a partire da Gail Ann Dorsey, già bassista di David Bowie, che duetta con Berninger nella poetica e fascinosa “Silver Springs”, per proseguire con il grande armonicista Mickey Raphael, da anni collaboratore di Willie Nelson, che dà un tocco quasi western all’intensa ballata “Loved So Little”. Un’atmosfera deliziosamente compassata che prosegue nella dolcissima “Collar of Your Shirt”, dalla struttura folk, arricchita da delicati arrangiamenti orchestrali, e nella conclusiva title-track, aperta da una chitarra soffice e da una voce quasi sussurrata, prima dell’ingresso in campo di organo e fiati. Bellissime anche la ballata pop-soul “One More Second”, dove l’organo hammond di Booker T. Jones ricama con gusto e grazia, e la pianistica “Take Me Out of Town” che ricorda certe canzoni di Nick Cave. Senza dubbio uno degli album più belli di quest’anno.

di Giovanni Botti

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