Il disco della settimana: Tom Petty, “Wildflowers & All The Rest”

Tom Petty – “Wildflowers & All The Rest”

‘Wildflowers’ è senza ombra di dubbio uno dei dischi più belli di Tom Petty. Uscito nel 1994 come suo secondo album solista, in realtà vede la presenza di quasi tutti i membri degli Heartbreakers, il suo storico gruppo, con la sola eccezione del batterista Stan Lynch sostituito da Steve Ferrone, che di lì a poco sarebbe entrato anche nella band. Quello prodotto da Rick Rubin, per la prima volta in consolle con il musicista della Florida, è un album con qualche elemento folk-rock in più rispetto al predecessore, “Into the Great Wide Open”, al quale la produzione di un beatlesiano come Jeff Lynne aveva dato un retrogusto brit-pop.

Il disco racconta un periodo difficile di Tom Petty dal punto di visto personale, quello che porterà al divorzio dalla prima moglie. Un periodo proprio per questo particolarmente produttivo, compositivamente parlando, al punto che “Wildflowers”, nelle intenzioni del suo autore avrebbe dovuto essere doppio. Alla fine, però, Petty cedette alle pressioni della casa discografica e accettò di pubblicarlo come singolo (comunque piuttosto lungo), lasciando fuori diverse canzoni. L’edizione che è stata messa sul mercato nelle scorse settimane con il titolo di “Wildflowers & All The Rest”, perlomeno quella in doppio CD, è verosimilmente molto vicina all’idea originaria di Tom Petty. E per i fan più incalliti c’è anche un cofanetto di 4 CD con l’aggiunta di una raccolta di demo e versioni casalinghe e di un live del periodo con le canzoni del disco suonate, questa volta ufficialmente, assieme agli Heartbreakers.

Tralasciando l’album originale che chi sarà attratto da questa nuova edizione probabilmente già conoscerà, andiamo ad analizzare il resto del materiale presente. Le 10 canzoni del secondo CD, quelle che vanno a completare le session del ‘94, sono tutte interessanti anche se, per la verità, leggermente inferiori a quelle poi finite nel disco. Tra i titoli in questione spiccano “California”, una bella ballata folk-rock tipica di Petty, la deliziosa “Harry Green”, solo voce, chitarra e armonica, e la conclusiva e intima “Hung Up and Overdue”. Tutto da godersi il terzo CD, con alcune versioni acustiche dei brani dell’album (splendida quella del singolo “You Don’t Know How It Feels”) e molto interessante anche il quarto con alcune, estese, riproposizioni dal vivo. Da non perdere.

di Giovanni Botti

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