Il Lambrusco Modenese, un vino vincente: l’intervista a Ermi Bagni

Il Lambrusco Modenese è una delle eccellenze enogastronomiche nazionali, la conferma arriva dalla Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, una delle più autorevoli e influenti del settore. Erano 16 i vini emiliano romagnoli in nomination per ricevere gli ambiti Tre Bicchieri 2018 e, tra i sette lambruschi premiati, cinque sono di Cantine di Modena. Un grande risultato che commentiamo con Ermi Bagni, direttore del Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi modenesi: “La storia del Lambrusco, senza fare campanilismo, è legata a Modena, sia per un fatto storico che socio-economico: l’80% della produzione d’uva nella nostra provincia è rappresentata da uva da Lambrusco”.

E’ un risultato che non la sorprende, quindi?
No, perché credo che la produzione del nostro Lambrusco venga da una lunga tradizione. Fino a qualche tempo fa c’erano solamente i produttori d’uva; ora invece ci sono i viticoltori, che curano molto di più la produzione, da cui nascono vini riconosciuti e premiati in campo nazionale e internazionale.

C’è quindi una maggiore attenzione al tipo e alla qualità dell’uva?
In questo caso, la tradizione è vissuta come una rivoluzione permanente. Ed è per questo motivo che il sapere viene tramandato di generazione in generazione: si può trasmettere solo così.
Intanto la nostra Università ha lanciato un Master sui prodotti tipici agroalimentari ed enogastronomici. E’ un ulteriore segno di riconoscimento per prodotti e produttori?
A Modena ci sono 23 produzioni agroalimentari a denominazione protetta Dop e Igp, è l’unica realtà al mondo che ha un tale numero di produzioni agroalimentari. Finalmente ci stiamo ricordando del grande patrimonio enogastronomico che abbiamo. E’ giusto portare avanti la tradizione e la storia della nostra terra, giusto fare formazione e affinarla. Dobbiamo raccontare in giro per il mondo la nostra storia.

Il Lambrusco è anche uno dei vini che vanta molti tentativi di imitazione…
Guardi, nel periodo estivo mi sembra di essere un praticante di uno studio legale. Abbiamo tantissimi tentativi d’imitazione, soprattutto da parte delle economie emergenti, che si stanno affacciando al consumo del vino, tra cui paesi dell’Est e Sudamerica. Al momento, con un impegno economico e umano importante, siamo riusciti a salvaguardare e tutelare un patrimonio del nostro territorio.

Una curiosità, che nomi danno alle imitazioni?
In Brasile, ad esempio, producono il Lambrusco di Courmayeur. In Ucraina e in Russia stanno tentando di produrre il Lambrusco chiamandolo con nomi strani, ad esempio “Lambrussco”.

Com’è andata la vendemmia quest’anno, dopo un’estate così difficile?
E’ stata una vendemmia impegnativa. I viticoltori, a causa della prolungata siccità, hanno dovuto anticipare la raccolta, per non perdere la freschezza e la fragranza delle nostre uve. A livello quantitativo c’è stata una netta diminuzione: a livello provinciale parliamo di un calo del 25% della produzione. In certe realtà, come la collina, il dato purtroppo è ancora più allarmante.

Bagni, ci avviciniamo al Natale, sulla sua tavola che abbinamenti ci saranno, tra cibo e lambrusco?
Con i tortellini il Lambrusco di Sorbara, che è fresco e con la sua acidità pulisce al meglio il palato dalla succulenza del brodo. Col bollito ci può stare bene il Salamino, che è un po’ più morbido; con carni più elaborate invece ci sta bene un Grasparossa.

di Patrizia Palladino

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