Il lockdown delle emozioni: ne parliamo con la psicologa

Con l’autunno e l’aumento dei contagi, torna anche il timore di un nuovo lockdown. Nel frattempo, però, a distanza di qualche mese, sono diventati sempre più evidenti gli effetti psicologici dell’isolamento primaverile. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, aumentano purtroppo i casi di depressione, ansia e insonnia. Come ha agito sulla nostra psiche quel lungo isolamento? Lo abbiamo chiesto alla psicologa, Dottoressa Rossella Benedicenti. “Il periodo della quarantena – risponde la dottoressa – ci ha messi di fronte a un mondo che in pochi giorni è diventato rischioso e foriero di possibili gravi pericoli per la nostra salute soprattutto fisica. Di colpo abbiamo dovuto fare i conti con l’incertezza, un’incertezza che se nei primi momenti era accompagnata anche da incredulità rispetto alla possibile portata delle conseguenze dovute al virus covid-19 e che quindi possiamo descrivere come “ipotetica”, con il tempo si è trasformata in qualcosa di più concreto e reale attraverso le immagini ed i racconti di quello che accadeva in Italia e nel mondo. L’incertezza allora si è estesa non solo al corpo, ma proprio al nostro futuro: troveremo una soluzione? Ritroveremo le nostre abitudini? Senza contare tutte le crescenti paure economiche. L’escalation di privazioni ha trasformato via via le nostre emozioni, così abbiamo spesso visto la paura trasformarsi in angoscia, la frustrazione in disperazione e la prudenza in ansia”.

Non tutti hanno reagito allo stesso modo, lo vediamo anche tra noi…
Questa chiusura forzata e necessaria ci ha messo a nudo di fronte ai nostri equilibri fungendo da catalizzatore nelle situazioni in cui questi equilibri erano quantomeno precari. Non è difficile ritrovare racconti tanto diversi sul significato emotivo del lockdown. La maggior parte delle persone riferisce di aver sperimentato un senso di “vuoto”, fatto anche di noia e fatica per la perdita delle precedenti routines, ma compaiono anche racconti intrisi di un profondo senso di famiglia fatto di vicinanza, sicurezza e contentezza nel poter godere di un tempo rallentato che contemplava anche molto riposo. È evidente che gli esiti più negativi a livello psicologico e relazionale, li abbiamo dove la convivenza forzata ha amplificato situazioni già di per sé conflittuali, portando talvolta anche alla scelta di separarsi sino, nei casi più gravi, alla comparsa, ri-comparsa o esacerbazione di episodi di violenza domestica”.

Ancora più difficile per chi si è trovato solo in casa, no?
Sì. L’altra categoria che maggiormente ha accusato le conseguenze della quarantena è quella delle persone che l’hanno dovuta affrontare a casa da soli. Il senso di solitudine per alcuni si è fatto opprimente anche a fronte del grande supporto offerto dalla tecnologia. Gli esiti maggiori però li ritroviamo in chi ha subito personalmente traumi legati alla malattia, ammalandosi o perdendo un proprio caro e in chi per motivi di lavoro è rimasto in continuo contatto con situazioni potenzialmente pericolose o attivamente pericolose”.

Abbiamo dovuto cambiare le nostre abitudini, non è poca cosa…
In linea generale quello che tutti noi abbiamo dovuto affrontare, e che stiamo tuttora affrontando, è la convivenza con il virus, ma soprattutto per quello che concretamente e psicologicamente significa. Siamo quindi immersi in uno stato di continua tensione emotiva dove tutto il nostro agire si è modificato passando da “azioni spontanee” ad “azioni mediate”, condizionate dalle regole e dall’uso dei dispositivi anti-contagio che hanno radicalmente cambiato la nostra idea di sicurezza e soprattutto il senso interno di sicurezza”.

Si tratta di questo? E’ il fatto di non sentirci sicuri a renderci fragili?
Gli studi ci dicono che a fronte di un’esposizione continuata e continuativa a situazioni potenzialmente pericolose, angoscianti e connesse a importanti cambiamenti di vita, il rischio di sviluppare sintomi psicologici aumenta notevolmente. Per queste ragioni sempre più persone manifestano sintomi come ansia, depressione, insonnia, disturbi psicosomatici, rabbia, abuso di sostanze etc… come reazione al grande sforzo richiesto per far fronte a quanto descritto prima”.

Dottoressa, vogliamo dare un consiglio a chi ci legge?
A tutte le persone che sentono di fare fatica, il consiglio più utile da dare è di non aver paura di chiedere un sostegno psicologico per dare senso a quanto stanno vivendo, perché questa quarantena ha fatto per tutti da cassa di risonanza e può essere l’occasione per lavorare su nuovi equilibri”.

di Patrizia Palladino

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