La poesia come performance: l’intervista ai Modena City Rimers

Cecilia Baraldi ha 24 anni e studia Lettere a Bologna. Francesco Malavasi ne ha solo 21: a luglio si laurea in Scienze dell’Organizzazione, anche lui a Bologna. Fanno entrambi parte del collettivo poetico Modena City Rimers, perlopiù studenti universitari (ma qualcuno lavora già) con la passione per la poesia, soprattutto per quella performata dal vivo, davanti a un pubblico.

Quando e com’è nata l’idea di creare un gruppo?
Francesco: “A fine 2017. Ho conosciuto un gruppo di La Spezia, i Mitilanti, che mi hanno invitato ad aprire un loro reading e avviato alla poesia performativa. Il mio primo poetry slam l’ho fatto a Bologna, con i ragazzi di Zoopalco. Da lì ho pensato di fondare un collettivo poetico anche a Modena. Con un amico abbiamo lanciato una sorta di concorso, attraverso i social. Instagram, prevalentemente. Poi il classico giro su Whatsapp, e mi sono fatto aiutare da Andrea De Carlo. Sono arrivate 30-40 email e abbiamo scelto, selezionando i testi che meglio si prestavano alla performance dal vivo”.
Cecilia: “Ho conosciuto Francesco alla presentazione del suo libro al Consorzio Creativo. Quindi, nel mio caso, il coinvolgimento è stato più personale. Del resto mi è sempre molto piaciuto scrivere. Ricordo che quella sera uscimmo tutti insieme, un gruppo di amici, e con Francesco ci ‘scannammo’ intorno a un autore che a me piace molto e a lui per niente: Guido Catalano”.

Ai miei tempi la poesia era uguale a noia…
Cecilia: “Tutt’ora aleggia questa percezione. Noi pensiamo invece che la poesia sia una di quelle cose che riguarda tutti, anche chi non lo sa. Basta solo venirne a contatto. Parla ai sentimenti delle persone e tutti ne abbiamo”.

La poesia va letta in silenzio o ad alta voce?
Francesco: “Come si vuole, ma la performance permette di arrivare anche a chi non andrebbe mai a sfogliare un libro di poesie. Nel poetry slam il pubblico viene coinvolto, c’è una competizione. Poi ci  sono tante sfaccettature della performance. Matteo Di Genova è uno che mescola il rap, i giochi di parole. Altri si mettono davanti al microfono – penso ad Andrea Fabiani – e leggono, puntando tutto sull’arrivarti intimamente”.

Poesia può essere anche il testo di una canzone?
Cecilia: “Sì. Tra le mie passioni ho anche il canto. Spesso mi viene chiesto del perché non scrivo canzoni. Ma il testo di una canzone deve stare dentro una metrica musicale, mentre la poesia può restare libera dalla rima e tutto il resto”.

Cosa ne pensate della scena rap-trap?
Francesco: “Io ne sono un grande sostenitore. Angelo, che fa parte del nostro collettivo, è un rapper”.

Quando si scrive una poesia? Su quale supporto?
Francesco: “Al mattino, e vado di promemoria”.
Cecilia: “Io certe frasi me le scrivo in testa, ripentendomele fino a quando non riesco a scriverle da qualche parte, magari sullo smartphone. Magari non sono neanche parole mie, le ho sentite dire da qualcun altro, ma mi colpiscono e cerco di trattenerle e farle mie. Pubblico su Instagram: uso l’amo di una fotografia curata (a me piace scattare foto) per rifilare le mie poesie nella didascalia”.

La poesia più bella è quella che ha più like?
Cecilia: “No, probabilmente le poesie più belle sono ancora da scoprire e da scrivere”.

Quali sono i vostri poeti preferiti?
Cecilia: “Oltre a Catalano, Franco Arminio, Michele Mari, Chandra Livia Candiani. Fra i classici Pascoli, Montale e Ungaretti”.
Francesco: “Per me Caproni è il non plus ultra, poi Montale. Oggi Alessandro Burbank: seguitissimo sui social, autore di “Salutarsi dagli aerei”, vincitore del premio Pagliarani”.

Nel mondo anglosassone?
Francesco: “Rudy Francisco è il top. Ha un record di 120 poetry slam vinti di fila”.

Dove vi esibite?
Cecilia: “Al bar Passioni, che ci sembra un locale giusto perché propone molte serate di reading, narrative e musicali. Oppure la Puppet House, l’Abate Road 66. Preziosissima anche la collaborazione con il Poesia Festival”.

Il libro su carta quanto conta?
Cecilia: “Per me è stato necessario. Avevo parecchie poesie sparse. Riunirle insieme, darle un luogo fisico dove ritrovarle di sicuro e chiudere un cerchio è stato importante”.

Il prossimo appuntamento?
Francesco: “Venerdì 14 febbraio all’Abate Road 66 la terza semifinale del Poetry Slam. Sarà San Valentino. Saranno poesie per innamorati”.

 

di Francesco Rossetti

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