Matite, il mondo raccontato dai fumettisti di oggi: intervista a Miguel Vila

Il fumetto contemporaneo raccontato da alcuni degli autori e delle autrici più interessanti della nuova scena italiana: è quanto propone la mini rassegna “Matite – chiacchiere tra fumetti” in programma alla Biblioteca del Fumetto della Polisportiva San Faustino di Modena il giovedì pomeriggio, alle 18.30. I giovani artisti presentano le loro ultime pubblicazioni, e raccontano, incalzati dalle domande di Anna Ferri, il proprio percorso artistico. Dopo Percy Bertolini, giovedì 24 novembre sarà la volta di Miguel Vila (foto), veneto-argentino, classe 1993, che con il suo libro di esordio, “Padovaland”, edito da Canicola nel 2020, si è aggiudicato il premio Cecchetto come artista rivelazione al Treviso Comic Book Festival 2021 e il Gran Guinigi come miglior esordiente a Lucca Comics and Games. L’anno scorso Vila ha pubblicato “Fiordilatte”, offrendo una nuova fotografia schietta e reale della società contemporanea e della provincia italiana.

Miguel, le tue sono storie a fumetti spiazzanti, molto autoriali e poco convenzionali. Da cosa sei partito?
Il primo libro “Padovaland” era una ricerca sulla provincia in senso strettamente morfologico. Sono quindi partito da una ricerca sulle immagini che costituiscono il paesaggio di una periferia per cui dopo un chilometro sei già in mezzo ai campi. Una periferia che non è mai campagna aperta, ma un mosaico di campi alternati a capannoni e tante villette, con piste ciclabili interminabili. Per me questo studio sul paesaggio racconta molto, anche rispetto alle storie e ai personaggi.

Fare un fumetto è come scrivere un proprio piccolo film? Ritieni che il tuo linguaggio sia stato influenzato dal cinema? Te lo chiedo perché frequenti nelle tue tavole sono le inquadrature dall’alto…
No, le visioni dall’alto dipendono soprattutto da Google Maps, anni fa ne ero quasi ossessionato. Come film posso dire che mi ha molto colpito “Koyaanisqatsi”, un film americano sperimentale del 1982 con le musiche di Philip Glass.

Hai studiato a Bologna: è vero che è un centro catalizzatore del fumetto italiano?
Penso di sì, ma non ne sono sicuro, perché io ho vissuto solo due anni a Bologna, prima studiavo pittura a Venezia. Sono entrato molto tardi nel fumetto. Penso però che siano i festival di graphic novel a essere molto importanti oggi, per chi fa fumetti.

L’editoria italiana ha aumentato la sua attenzione verso i fumetti d’autore?
Di sicuro nelle librerie – non tutte – ci siano spazi dedicati, non mescolano più i fumetti ai dvd, e gli stessi giornali e le stesse riviste ne parlano di più. Ma non saprei come vanno le cose a livello di vendite.

La tua è una scrittura impietosa verso il genere umano. Non fai sconti, restituendo una realtà così com’è, senza abbellimenti. È così?
Magari non me ne rendo conto, di certo presento scene cercando di non mettere troppa emotività. Anche nei dialoghi, cerco di non dare mai nulla per scontato, selezionando quello che è importante e scartando molto. È importante trovare un proprio modo di raccontare.

Quanto contano le tue origini argentine?
Non lo so, penso solo che sia stato importante essere argentino per la cultura del fumetto che mi è stata trasmessa, anche a casa. Questi autori sudamericani, spesso umoristici, hanno contribuito a formare un linguaggio di base.

A chiudere la rassegna, il 1° dicembre, sarà Noemi Vola (1993), autrice e illustratrice italiana che ha pubblicato con Corraini Edizioni “Sulla vita sfortunata dei vermi”, piccola opera d’arte e ironia selezionata tra i cinque migliori libri del 2021 per il CICLA Chen Bocui International Children’s Literature Award e che ha ricevuto la Menzione Speciale al Bologna Ragazzi Crossmedia Award 2022. La prima edizione di Matite ha dato vita anche a un workshop curato da Eliana Albertini, altra fumettista premiata come miglior artista all’ultimo Treviso Comic Book Festival per “Anche le cose hanno bisogno”. Al workshop di autoproduzione di fumetti hanno partecipato 19 persone tra i 14 e i 30 anni, due terzi dei quali provenienti dall’istituto d’arte Venturi con il quale è stata attivata una collaborazione. Il progetto ha dato vita a “di giorno/di notte”, una raccolta di 20 storie di due tavole l’una. Non solo, lo scorso agosto Matite è diventato anche un festivalino con Eliana Albertini, Ritardo, Alessandro Baronciani, Joe1 e Marta Punxo a presentare i loro fumetti, un mercatino di autoproduzioni, birrette e djset nel cortile della Polisportiva.

di Francesco Rossetti

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