Nostalgia Canaglia, bagài e zavài dei tempi che furono: il pallone Pon Pon

Il leggendario pallone Pon-Pon irruppe sulla scena dei giochi babisti per bambini esigenti all’inizio degli anni ’70, quando un geniale e anonimo Steve Jobs ante litteram della ditta Ledragomma di Osoppo ebbe una visione e cominciò a produrre questo indimenticabile feticcio ludico. Si trattava di un pallone di gomma superspessa dotato di maniglione e disponibile nelle versioni mini per bambini esili, midi per normodotati, maxi per schiavi del Buondì o del panino con la mortadella e deluxe per i bimbi cagarotti, con colori base il verde, l’arancione, il rosso e il giallo. Il mio era arancione. Bastava salire in groppa all’allegra sfera rimbalzosa e, con lo slancio dato dalle ancora agili estremità inferiori, ecco che si saltellava felici e spensierati come canguri sull’asfalto rovente delle strade ancora misericordiosamente parche di macchine nell’estate di 40 anni fa.

Alcuni bimbi si limitavano a rimbalzare nel rispetto delle regole e del prossimo, mentre altri monèlos più criminali (adesso si dice bimbi-leader) erano soliti impugnare il maniglione per poi mollare alla vigliacca devastanti pallonate agli amichetti che venivano sbatacchiati a notevole distanza data la potenza impattante del zavaglio. La funzione pogica del maniglione era quella di fungere da redine per controllare il balzello e la direzione del rimbalzo. Inutile spiegare che l’infelice seppur strategica posizione del suddetto maniglione contribuì in modo determinante al blocco dello sviluppo genitale di tantissimi fans del pallone Pon-Pon, i quali da grandi si ritrovarono mestamente una minuscola poltiglia pubica dovuta al pernicioso seppur entusiasta sbattimento scrotale in atto ad ogni balzellone particolarmente riuscito.

Chi non ebbe in dono il Pon-Pon si salvò dalla strage, ad esempio il piccolo Rocco Siffredi, le cui biografie ci informano che da bambino amava giocare con le bambole. Inutile precisare in quali condizioni si ritrovassero le bambole dopo due ore in compagnia del giovanissimo Rocco.

di Stefano Piccagliani
(Pubblicato sul Vivo dell’11 luglio 2012)

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