Nostalgia Canaglia: bagài e zavài dei tempi che furono, la raccolta dei tappini di bottiglia

Di tutti i comportamenti ossessivo-compulsivi di cui sono stato vittima nel corso degli anni, la mania che mi prese appena decenne di collezionare tappini di bottiglia merita sicuramente la medaglia d’oro. Coloro i quali non sono passati attraverso quella schiavitù aspettino a ridacchiare: sono convinto che anch’essi, anche solo per un breve periodo, si saranno trovati in balìa di qualche bizzarra fissazione tesa all’accumulo di zavagli per i quali avrebbero venduto la madre alla vivisezione.

Nella prima metà degli anni ’70 si assistette ad una proliferazione di bibite e bevande molto pubblicizzate nei caroselli di allora e per qualche misteriosa ragione il qui presente abbandonò
altre fustinelle allora a pieno regime (figu dei calciatori, soldatini Airfix, aeromodellismo e l’inspiegabile ma mai dimenticato ‘traforo’) e fece una devastante promessa a se stesso: avrebbe raccolto tutti i tappini a corona di ogni bibita mai concepita da essere umano. Come un rabdomante impazzito smisi di guardare verso l’alto, ingobbito e concentrato a setacciare ogni metro quadro di suolo, asfalto, sabbia, terra e polvere alla caccia di gioielli pregiati. Essi venivano raccolti e puliti da sporcizie varie come pepite d’oro (il massimo era trovare il tappino intonso, non deformato dall’apribottiglia) e finivano a ingrossare un enorme forziere (una sporta A&O o Despar) lugàto al sicuro in garage.

L’ apice del piacere fisico lo si provava nei mesi estivi in villeggiatura, ove la presenza di turisti tedeschi o francesi o soiamè permetteva il ritrovamento di tappini meravigliosamente esotici. In spiaggia si andava rigorosamente col sacchetto di tappini, che ad ogni passo risuonava come una maraca impazzita, in vista di possibili scambi con altri sventurati collezionisti o magari per sfoggiare il patrimonio tappinico allo scopo di conquistare le tedeschine bionde di stanza al calcio balilla (a distanza di anni devo ammettere che il coefficiente seduttivo del tappino non si dimostrò irresistibile).

di Stefano Piccagliani
(Pubblicato sul Vivo del 27 giugno 2012)

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