Nostalgia Canaglia: il supplizio delle Diapo

Sin dai tempi più remoti l’uomo ha sentito il bisogno di scatenare la propria crudeltà sui propri simili. Negli anni ‘70 ne invitava alcuni a casa sua a vedere le diapositive. Adesso ci lamentiamo di chi pubblica foto su Facebook esponendosi al pubblico ludibrio, ma una volta era ben peggio. La trappola era di solito ordita di ritorno da un viaggio, spesso di nozze ma non solo. La bazza era praticamente inevitabile, tanto che l’eventuale piacevole partecipazione a matrimoni di amici e parenti o battezzi o cresime di figli di conoscenti portava con sé un’angoscia-boia all’idea di ciò che sarebbe seguito. Si viveva quindi in uno stato di sospeso patema fino al momento tragico dell’invito: ‘Sabato sera tutti a casa mia che vi facciamo vedere le diapositive’.

Inutile accampare scuse o tergiversare. Eccovi quindi pronti al supplizio: il salotto di casa veniva approntato a sala di proiezione, con maxischermo srotolato sul treppiede, divani e poltrone tatticamente posizionati e, nota di pietosa compassione per le vittime designate, mobile dei liquori a portata di mano per un liquore Strega o un Cinzano di conforto. Sul tavolo, sistemato su di un centrino fatto all’uncinetto per non deturpare il massello lucido di Pronto, facevano bella mostra di sé sua maestà il proiettore delle diapo e i caricatori delle fotografie strategicamente allineati.

Dal quantitativo di caricatori si prestabiliva il coefficiente di tortura. A quel punto, dopo una breve serie di inutili convenevoli, ecco che scattava la sevizia, con la lapidazione gonadica che proseguiva scatto dopo scatto. Inesorabili e crudelmente gongolanti, i primattori padroni di casa sottolineavano con voci fuoricampo la successione di foto con dovizia di particolari di nessun interesse e sommarie spiegazioni di incomprensibili retroscena, della serie ‘qui eravamo in spiaggia dove vicino a noi aveva l’ombrellone un prof. di Padova simpaticissimo che dopo si vede in una foto’ al quale, quando appariva, si dedicava un sentito cancherino.

di Stefano Piccagliani
(Pubblicato su Vivo del 28 novembre 2012)

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