Nostalgia Canaglia: L’epoca del Subbuteo, quando si era schiavi dei soldatini del football

Noi che fummo ragazzi tanti anni fa (un attacco alla Beppe Zagaglia…) vivemmo un’epoca gloriosa che però ebbe alcuni effetti collaterali indesiderati dei quali portiamo ancora i segni: l’epoca del Subbuteo. Oddio, il Subbuteo vanta a tutt’oggi numerosi estimatori, ma a metà degli anni settanta visse il suo indimenticabile apogeo. Per chi non lo sapesse, il Subbuteo è un gioco da tavolo che riproduce in miniatura una partita di calcio, prima dei vari videogames tipo P.E.S. che aP.E.S.stano le case dotate di Wii o Playstation. Ti regalavano la scatola, magari basica con panno verde a riprodurre il campo, un paio di porte, due squadre generiche di omini calciatori e un paio di palline e da quel momento in poi eri illamato per sempre in una folle fustanella per accaparrarti gli accessori. Improvvisamente cominciavi a pesare sul bilancio famigliare almeno quanto pesava Naomi Campbell sul conto corrente di Briatore, il tutto per la folle corsa all’acquisto di tribune di spettatori, tabellone segnapunti, panchine, piantane di riflettori per le notturne, telecamere della TV, soldatini che riproducevano figure marginali ma fondamentali come raccattapalle, fotografi, massaggiatori, allenatori, riserve in tuta.

E poi c’erano le squadre, carissime, quelle di club e le nazionali, con nomi altisonanti come il Borussia, il Leeds o il CSKA Mosca ma anche minuscole compagini tipo il Falkirk scozzese (fonte Wikipedia). Si giocava, seguendo regole leggermente diverse dal calcio degli umani, dando dei delicati cricchi al soldatino-giocatore che così andava a colpire il pallone, anche se la goduria del Subbuteo era data dalla preparazione del campo, dall’apparecchiamento di tutta la paccottiglia coreografica. I bambini più fortunati o spregiudicati riuscivano a convincere i genitori a destinare un’intero ambiente di casa al Subbuteo, la tavernetta o il solaio mansardato. Io mi ricordo che piazzavo il panno, mettevo le porte, schieravo arbitro e giocatori, e dopo tutta ‘sta faticata mi aveva già rotto le balle ‘sto Subbuteo.

di Stefano Piccagliani
(Pubblicato sul Vivo del 10 ottobre 2012)

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