Nostalgia Canaglia: l’era di Fausto Papetti

A metà degli anni ‘70 da ogni Alfetta o Ford Taunus che si rispettasse uscivano sensuali note di sassofoni imbizzarriti che fornivano la peculiare colonna sonora a quei tempi. Si trattava quasi sempre di versioni strumentali di brani già famosi, ad indicare un’idiosincrasia per quei tempi nei confronti dei cantanti. L’idolo massimo di quella rivoluzione pop fu l’indimenticabile Fausto Papetti, anche se alcuni suoi acerrimi nemici come Gil Ventura e Johnny Sax gli diedero del bel filo da torcere. Papetti era il punto di riferimento artistico per una categoria di music lovers di non giovanissima età la cui agiatezza permetteva l’installazione dell’allora esclusivo stereo da macchina, viveurs maturi e scafatissimi che con la Muratti infilata nel ghigno da trombeur de femme facevano accomodare ignare ciòspe sui sedili simil pelle, offrivano un mignon di Ballantine’s e sparavano la 21ma Raccolta di Fausto per poi piazzare tatticamente la mano sulla coscia della preda.

Un particolare: i dischi di Papetti avevano tutti il titolo di Raccolta numerata, e arriveranno alla 50ma. Per distinguerli ci si basava sulle tette della modella in copertina, sì perché i dischi di Fausto sono passati alla storia più per le donne nude sulla cover che per il contenuto artistico. Anche noi figli brufolosi dei papettiani ricordiamo quelle immagini con nostalgia per le diottrie perse. Fu evidentemente un passo fondamentale nel tumulto rivoluzionario dei costumi sessuali d’allora: sfoggiare la foto di una donna nuda su un disco musicale non porgeva più il fianco a critiche di sporcaccionaggine, pornomania o devianza varia, ma bensì caratterizzava l’uomo di mondo emancipato e adulto dei seventies, finalmente liberatosi dal misticheggiante e frociesco hippismo dei Sessanta, che con Playmen sotto braccio, la catena d’oro immersa nel villo pettorale e il 124 Sport coi sedili di pelo in trepida attesa, affrontava spavaldo il mondo col suo virile testosterone sapientemente titillato dalle note del sex, pardon, sax tenore di Fausto Papetti.

di Stefano Piccagliani
(Pubblicato su Vivo del 14 novembre 2012)

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