“Siamo tutti passeggeri”, il cantautore Gappa ci racconta il suo nuovo album

Nome d’arte di Gaspare Palmieri, Gappa (foto) è insieme cantautore e psichiatra, attivo da diversi anni sulle scene sia con un suo percorso da musicista che attraverso la Psicantria (Psicopatologia Cantata), un progetto psicoeducativo di canzoni che raccontano il mondo del disagio psichico. Le due dimensioni trovano spesso punti in comune, come dimostra anche il nuovo album, dal titolo “Passeggeri”, uscito in cd e in digitale per l’etichetta Private Stanze. Gappa, con il lockdown i viaggi hanno subito uno stop, ma i tuoi ‘passeggeri’ siamo noi che viaggiamo nella nostra esistenza.

Ti confesso che il testo della canzone che dà il titolo all’album mi è sembrato anche quello che uno psichiatra potrebbe dire a un suo paziente. E’ così?
Qualcosa c’è, in effetti”. Perché hai scelto questo titolo? “Passeggeri” è una canzone che tratta il tema dell’impermanenza di tutte le cose, di tutti i fenomeni. Se riesci ad accettare questa transitorietà vivi più serenamente. Prenderne consapevolezza, essere un po’ meno attaccati a tutto quello che stiamo vivendo… alla fine ci fa vivere meglio. Mi piaceva che questa riflessione in musica potesse anche dare il titolo all’intero album.

C’è anche il video della canzone con immagini di aeroporti e altri diversi cosiddetti “non luoghi”, insieme alle schermate collettive di “Zoom”. Come l’avete concepito?
Inizialmente avevamo in mente tutto un altro tipo di video. Il lockdown ci ha costretti a inventarci qualcosa d’altro, così ogni persona si è autoripresa con il telefono, secondo le indicazioni dei registi.

Nel video ci sei anche tu seduto a gambe incrociate in una sala danza o yoga…
La location non è casuale, è la sede di una scuola di yoga e meditazione della quale sono anche socio fondatore. Negli ultimi anni mi sono molto avvicinato a queste pratiche come la mindfulness. Mi sembrava il posto più giusto, del resto in quei mesi l’alternativa sarebbe stata farlo a casa mia o nel mio studio.

Hai scritto un libro sui testi di Tenco, e per te la musica dei grandi cantautori è sempre stata motivo di ispirazione. Ma i titoli delle canzoni del tuo nuovo album tradiscono anche una forte passione per la letteratura. La consideri terapeutica al pari della musica?
Sì, soprattutto la letteratura del Novecento. Anche quella che si studia al liceo: autori come Kafka, Hermann Hesse… In questo disco è come se mi fossero tornate fuori ispirazioni legate a quel periodo della mia vita. Sono tutte storie e narrazioni che sono d’ispirazione anche a molta distanza di tempo. Ma tornando alla scuola cantautorale italiana – penso a Guccini, a Capossela – ti accorgi subito che i loro testi sono pieni di riferimenti letterari.

In “Gregor Samsa” un verso mette insieme Terzani e Fabio Volo. Perché?
E’ una canzone sulla consapevolezza ambientale. Volevo dire che puoi essere un lettore di Terzani, o di cose più leggere, ma sei comunque coinvolto nella sopravvivenza del pianeta.

“Chi resiste” mi pare una delle canzoni più importanti…
Parla di resilienza, di capacità di sopportare le difficoltà, che non passa attraverso lottare, ma anche dal lasciarsene attraversare senza farsi travolgere. E’ stato il primo brano che abbiamo diffuso su Youtube durante il lockdown, uscito il 1° maggio. Ha così assunto un significato ancora maggiore, perché eravamo ancora tutti chiusi dentro le nostre case per resistere alla diffusione del contagio.

Nella canzone “E cammina cammina cammina” canta anche tua figlia? Come mai?
Mia figlia ha 6 anni, ha vissuto il lockdown ascoltando continuamente le canzoni del babbo, forse alla fine non ne poteva più… Il pezzo l’avevo scritto pochi mesi dopo la sua nascita, la mia prima paternità. Sono contento di averla convinta a cantare, un giorno la riascolteremo e sarà bello sentirsi in duetto.

“Nei cieli di Modena” è dedicata invece alla nostra città…
E’ la canzone più antica, scritta nel 2012, nel periodo del terremoto. Racconta come questo evento così sconvolgente abbia tirato fuori nei modenesi forza e voglia di ricominciare, insieme alla dimensione dell’aiutarsi reciprocamente. In più è una canzone che ho potuto proporre alla serata del 29 Settembre in piazza Grande, un bel ricordo.

L’attacco del pezzo – “Ho visto…” – ricorda Claudio Lolli…
Non sei il primo che me lo fa notare. Non l’ho mai ascoltato tantissimo, ma lo sto riscoprendo proprio in questo periodo.

Tra i cantautori di oggi, c’è qualcuno che ti piace?
Li seguo meno degli ‘storici’, ma ce ne sono di molto bravi. Un esempio per tutti: Brunori Sas. Ha un modo di scrivere sempre interessante. 

Dove ti sentiremo dal vivo?
L’11 luglio al Filatoio. Vi aspetto!

(di Francesco Rossetti)

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