Sound Ciak: la recensione della seconda stagione di “The Boys”

Nel 2019 la prima stagione di “The Boys”, fatta saggiamente uscire qualche mese dopo il fenomeno mediatico e al botteghino “Avengers: The Endgame”, fu una ventata di freschezza e innovazione nel ripetitivo e stantio mondo delle serie tv con protagonisti i supereroi.

Infatti, l’opera nata dalla mente “malata” e geniale di Eric Kripke, e liberamente ispirata all’omonimo fumetto, descrive un mondo abitato da “Super”, esseri umani con poteri straordinari, che spesso in realtà sono mostri celati dietro visi angelici: una sorta di anti-supereroi, gestiti da una multinazionale di nome Vought. I Boys sono un gruppo di ex agenti della CIA, guidati dallo spietato e irriverente Billy Butcher (Karl Urban), con il compito di impedire che i “Super” la facciano franca per le loro malefatte.

Dopo il grandissimo successo della prima stagione, Amazon Prime Video si è affrettata a girare una seconda parte, che di recente è apparsa sulla piattaforma streaming. Otto episodi in totale, usciti con cadenza settimanale, di puro impatto visivo e divertimento, che però non sono riusciti a reggere il confronto con quelli precedenti. Non potendo più contare sui punti di forza della prima stagione, come la destrutturazione dell’archetipo del supereroe, Kripke ha voltato verso il genere drama, puntando maggiormente sui conflitti interni e personali tra i due gruppi della serie: da una parte i “Boys” e dall’altra i “Super”, capitanati da Patriota, un essere con gli stessi poteri di Superman, ma sociopatico, omicida e megalomane (interpretato da uno straordinario, ma relativamente sconosciuto in Italia, Antony Starr).

Questa scelta stilistica, se da una parte conferisce autorevolezza all’opera, dall’altra rallenta, e di molto, il ritmo narrativo. Anche il finale di stagione ha meno impatto visivo ed emotivo rispetto al cliffhanger della prima, ma allo stesso tempo è utile a chiudere le tante micro-trame relative ai numerosi personaggi della serie. In definitiva, questa seconda tornata di episodi ha offerto diversi spunti interessanti, ma si ha la sensazione che sia soltanto una stagione di passaggio, che ci conduca dritti verso la terza (già in produzione). “The Boys” resta comunque una delle serie più irriverenti, scorrette, grottesche, geniali e ambiziose di tutto il panorama streaming e non.

 

di Mattia Amaduzzi

WP-Backgrounds Lite by InoPlugs Web Design and Juwelier Schönmann 1010 Wien