Il potere salvifico della Poesia: l’intervista alla scrittrice Chiara Domeniconi

Il potere taumaturgico della poesia è stato scritto e cantato spesso in passato, anche dai poeti e dai critici letterari più grandi. Di sicuro lo ha provato sulla sua pelle Chiara Domeniconi (foto), modenese, una lunga storia alle spalle di disturbi alimentari, che ha trovato proprio nella scrittura un importante alleato per il suo percorso di guarigione. E in poco tempo ha già pubblicato tre libri: “Psychedelic”, “Percorsi di Luce, Orme di poesia” e “Semplicemente poesie”. “La voglia di scrivere l’avevo già a 15-16 anni – racconta Chiara – ma la mia malattia non mi consentiva di esprimermi, mi ero troppo identificata in lei. Però ho continuato a lottare e, nonostante nel frattempo mi abbiano diagnosticato anche la Sindrome di Asperger, sono riuscita a desoggettivarla, a ritrovarmi e a prendermi la responsabilità della mia vita. Per questo ho potuto prendere io la parola e cominciare a scrivere quello che non ero riuscita a fare a 15 anni. Ho inizato a buttar giù in poesia tutto quello che avevo sofferto ed è stata come una liberazione, una sorta di purificazione”.

Quindi il messaggio che vuoi dare con le tue poesie è un messaggio positivo…
Si certo è un messaggio di speranza. Vorrei che desse a tutti la consapevolezza che si può uscire anche da una malattia lunga e con delle recidive. Purtroppo sono tante le persone che soffrono di questo tipo di malattie e a loro voglio dire di non lasciarsi andare, di non affidarsi solo ai medici, ma contare su se stessi e prendersi le proprie responsabilità. Io ho avuto un grosso dolore che mi ha fatto anche pensare di rinunciare alla vita, però l’ho elaborato e ho imparato, per la prima volta, ad amare me stessa. Ho capito che, con un atto di volontà, si può decidere di essere felici e di volersi bene. Questo esce dai miei scritti e vorrei che arrivasse a chi li legge.

A quanto intuisco le tue prime poesie sono state soprattutto uno sfogo…
Si, uno sfogo e una descrizione della mia malattia. In certi casi sono quasi cruente, parlano della mia rabbia buttata nel water e se uno conosce la bulimia può capire cosa voglio dire. Uno pensa, mangiando e liberandosi dal cibo, di liberarsi da un male interiore. In realtà ci vuole un altro percorso, bisogna liberarsi delle convenzioni sociali, dei ruoli che a volte ci imponiamo per essere accettati. Bisogna fare un lungo percorso di autoconsapevolezza per capire che si può stare bene anche avendo delle mete più semplici. Io ho ritrovato la vita nelle piccole cose, il soffermarmi a guardare una lucciola o chiudere gli occhi e sentire l’aria della sera. Le mie poesie rappresentano un percorso dal dolore alla luce, un messaggio di speranza.

Chiara, tu hai pubblicato di recente tre raccolte di poesie. Una di queste, ‘Psychedelic’, è entrata nelle prime 100 posizioni della classifica ‘libri e critica’ IBS. Perchè il titolo ‘Psychedelic’?
Perchè per questi scritti, mi sono ispirata a quelle luci stroboscopiche che si trovavano nelle discoteche anni ‘80 e ‘90. Davano l’immagine di tanti quadratini sul muro, ma nell’insieme avvolgevano e facevano girare la testa. Sono poesie apparentemente slegate tra di loro, ma in realtà collegate da un ‘fil rouge’ di piccole metafore e piccoli valori.

Contemporaneamente hai pubblicato anche ‘Percorsi di luce, Orme di poesia’ e ‘Semplicemente poesie”…
“Percorsi di luce…” raccoglie i miei primissimi scritti, quindi ci tengo particolarmente. La luce del titolo è quella della speranza. Le poesie parlano di un dolore grossissimo, che mi ha portato quasi in punto di morte, ma che sono riuscita a superare, arrivando ad amare la vita.

E ‘Semplicemente poesie’?
Anche qui ci sono versi che fanno parte del mio primo periodo di produzione e parlano molto di poesia, di come mi abbia aiutato e in parte salvato in questo percorso. Ce n’è una in particolare a cui sono molto legata, che si intitola “Ebbra di poesia” e dice proprio questo. A volte parlano anche della poesia in se stessa, di come io la vedo e la interpreto, valorizzandola attraverso l’ironia.

L’ironia è importante per la tua poesia e per la tua vita?
Assolutamente si. Ti posso dire che un libro nuovo che uscirà prossimamente si intitolerà ‘L’anoressia vista da usciti può far ridere amaramente – l’ironia è il primo passo verso la felicità”. Proprio l’ironia, assieme alla poesia e alla scrittura, è ciò che mi ha aiutato di più nel mio percorso. E’ sempre stata una parte importante di me e, quando l’ho capito, non ne ho potuto più fare a meno.

Leggi anche poesie, oltre a scriverle?
Ne leggo tante e scrivo anche delle recensioni. Purtroppo ai tempi della scuola, a causa della mia malattia, non sono riuscita a portare avanti la mia passione per la letteratura e la lettura. Adesso sento molto il bisogno di recuperare, di migliorare, anche nel linguaggio e nella conoscenza. Scrivendo recensioni, mi capita di leggere poesie di scrittori sconosciuti che sono meravigliose e meriterebbero molto di più.

Hai in programma qualche presentazione dei tuoi libri?
Si, il 6 luglio sarò a Sulmona a presentare ‘Psychedelic’ e dopo l’estate ho già altre date fissate, oltre ad un paio di libri in uscita. Insomma, c’è molta carne al fuoco.

 

di Giovanni Botti

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