Il sogno realizzato di Horacio Pagani: l’intervista all’imprenditore argentino

Horacio Pagani è un mito della Motor Valley emiliana. È approdato in Italia dall’Argentina munito solo di intelligenza e passione per le auto, cominciando a lavorare alla Lamborghini. Nel giro di pochi anni è riuscito a fondare una casa automobilistica che porta il suo nome e persegue un’idea d’eccellenza.

Dottor Pagani, mi permetta di cominciare l’intervista partendo da Leonardo Da Vinci, di cui ricorre l’anniversario dei 500 anni dalla scomparsa. Nella sua avventura di imprenditore dei motori, quanto sono contati e come si integrano creatività e tecnica?
Leonardo Da Vinci è stato un genio universale. Fondamentalmente una persona che ci ha insegnato che l’arte e la scienza possono camminare insieme, se c’è un impegno, una volontà nell’imparare e mettere insieme le discipline. Leonardo ci ha anche insegnato che le cose si possono immaginare, pensare, se c’è la curiosità. Sì, direi che è il prototipo della persona curiosa. Con i pochi mezzi che c’erano più di 500 anni fa, riuscì a trarre delle conoscenze grazie allo studio, alla perseveranza, a un certo tipo di umiltà. Quanto a me, credo che il sogno ci aiuti a immaginare quello che vogliamo raggiungere, l’energia che ci porta a fare ogni giorno un passo dopo l’altro, per raggiungere il traguardo. Sogni che possono articolarsi in qualsiasi disciplina, in ogni cammino. Servono sacrificio, rinuncia, sudore, una grande passione per il lavoro, la disponibilità a fare cose anche umili, piccole, alla portata. E’ il modo con cui ho impostato la mia vita. E spesso ha funzionato.

Altra parola chiave: innovazione. È solo una parola di cui molti si riempiono la bocca o una necessità assoluta per la Pagani Automobili?
La parola innovazione è determinante, significa immaginare un futuro di cose migliori. Più di 30 anni fa ero già convinto che la fibra di carbonio – all’epoca una tecnologia utilizzata solo in Formula Uno e nell’areonautica militare – potesse avere un utilizzo più massivo. All’epoca questa idea sembrava un tabù. Oggi invece si sono fatti passi avanti enormi con i materiali compositi per la sicurezza dell’automobile, la riduzione del peso di un aereo, le arti ortopediche che utilizzano gli sportivi, anche per le protesi per le Olimpiadi paralimpiche. Se non ci fosse lo spirito della ricerca tecnologica, se non si destinassero budget, non si raggiungerebbero certi traguardi, che migliorano la qualità della vita e, più in generale, il nostro mondo.

Le chiedo qualcosa di lei. È nato in Argentina. Come si è sviluppata la sua grande passione per i motori?
Sono nato nelle pampas, dove non c’era la minima cultura automobilistica. La mia inclinazione era artistica: volevo fare disegno, scultura, amavo la musica, ma mi piacevano anche le materie scientifiche. Nelle automobili ho trovato che queste due direzioni – artistica e scientifica – potevano armonizzarsi. Così è nato l’amore per le auto. Attraverso quelle poche riviste che potevo trovare in Argentina, ho scoperto Modena, ho scoperto che lì c’erano la Maserati, la Lamborghini, la Ferrari, questa realtà impressionante e bellissima delle supercar italiane. Oggi la chiamano giustamente Motor Valley. Insomma, già da ragazzo ho cominciato a sognare di venire a Modena per disegnare e costruire le mie macchine.

A quale età è approdato in Italia? Modena ha confermato le aspettative che aveva da ragazzo?
Sono approdato in Italia senza niente, con una moglie giovanissima di 19 anni. Io ne avevo 27. Con tanta illusione e voglia di fare. Ero molto motivato perché l’Italia per me è una sorta di museo all’aperto. Qui a Modena c’è un’energia che viene dalla terra, dai contadini che hanno cominciato a costruire le prime macchine e i primi trattori. Sono orgoglioso di vivere qui.

In un mondo colpito dai processi del cambiamento climatico, anche le automobili devono cambiare? E in quale direzione?
Certo, dobbiamo prestare molta cura all’ambiente. Non solo con le automobili, anzi quello delle auto è il settore che si è mosso di più in questa direzione. I costruttori lavorano tanto in tal senso e i cambiamenti si sono visti. Ma è fondamentale sensibilizzare la popolazione. A cominciare da una raccolta differenziata efficiente. E poi non usare la macchina quando non è strettamente necessario. Si può anche camminare, o andare in bicicletta. Anche le piccole buone abitudini producono cambiamenti in positivo. Insomma, non possiamo prendercela solo con le auto. Perfino noi, che facciamo super cars, pensiamo a macchine completamente elettriche. Credo che il mondo debba cambiare per produrre energia in modo più pulito. Ma i cambiamenti avvengono negli anni, con investimenti in ricerca tecnologica. Siamo tutti sulla stessa barca, ci diamo da fare per questo. La nostra fabbrica è tutta in classe A, utilizziamo pannelli fotovoltaici, la geotermia, vetri all’avanguardia. Insomma già siamo indirizzati a dare una risposta moderna per cercare di contribuire a un mondo migliore.

 

di Francesco Rossetti

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