Le “Pitture da Viaggio” di Erio Carnevali

Il viaggio, inteso come concetto mentale, bisogno di cercare cose inaspettate e non solo come spazio da colmare tra un punto e l’altro di una immaginaria carta geografica, è il tema dell’ultimo lavoro di Erio Carnevali, la mostra “Pitture da Viaggio” che inaugura domani, sabato 20 maggio, in occasione della Notte Bianca, alla Biblioteca Poletti di Modena.

Carnevali qual è la sensazione che vuoi trasmettere al pubblico con questa mostra?
Vorrei che il viaggio significasse conoscenza, pensiero e volontà di poter vedere quello che c’è dentro noi stessi. Ho viaggiato tanto nella mia vita, per lavoro, e ho sfruttato queste distanze per trovare nuova luce e nuove idee. Questo vorrei trasmettere allo spettatore.

La mostra modenese è solo uno dei tuoi progetti, presto uscirà il libro d’arte che stai scrivendo a fianco di Vinicio Capossela…
Certo e sono molto contento di questa collaborazione: è un libro d’arte a tiratura limitata dedicato al pensiero di Lord Jim (protagonista del romanzo di Joseph Conrad), un testo scritto da Vinicio, io eseguo delle acquetinte, che affronta il tema dell’uomo, della facoltà di pensarsi immune da ogni pericolo e ogni paura e che poi in realtà deve riconoscere i propri limiti.

Per un artista come te quanto è importante cercare sempre nuovi stimoli?
E’ indispensabile, se non si compie un percorso si dà ragione a quello che dice lo stesso Vangelo: chiunque ha talento e non lo utilizza è un servo stupido. L’artista deve sempre cercare, cercare e cercare, e con l’intelligenza riuscire a rielaborare quello che ha trovato.

Ultimamente ti sei trasferito a Bologna, dove vivi e lavori, ti sei stancato di Modena? Come vedi la nostra città dal punto di vista culturale?
No, ho scelto Bologna perché più comoda dal punto di vista logistico, Modena ha tante possibilità che purtroppo non vengono sfruttate, viviamo in un mondo dove non si può prescindere dalla specializzazione e qui noto che a volte manca. Servono figure adatte a seguire determinati progetti.

E del Mata cosa ci dici?
E’ un’idea che ha avuto il Comune che potrebbe rivelarsi interessante se fosse sfruttata in modo adeguato, ad esempio per le mostre d’arte contemporanea. Noi a Modena abbiamo una raccolta di disegno che è fra le più importanti d’Italia, ma nessuno lo sa, non si vede mai. Eppure a queste cose non viene dato risalto. Ribadisco che ci vogliono persone preparate per seguire progetti di questo tipo, i riempibuchi non servono a nessuno.

Torniamo ai tuoi tanti lavori, dalla pittura alla scultura fino all’arte vetraria che ti ha portato collaborazioni importanti, come Paolo Portoghesi…
Sì sto realizzando grandissime vetrate per la concattedrale di Lamezia Terme progettata da Portoghesi e studiando altre vetrate per conto del Vaticano dedicate al Pio Istituto di Urbano VIII che forma i futuri missionari: le vetrate sono 5 e rappresentano i continenti. Un progetto importante che mi impegna moltissimo.

Tornando al viaggio, tema della tua mostra, tre parole per descriverlo…
Libertà, ricerca, conoscenza.

Intervista di Giada Chiari

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