Libri: il Commissario Cataldo indaga a Serramazzoni

Estate è tempo di vacanze, di relax ma anche di letture sotto l’ombrellone o nel verde di un parco. E cosa c’è di meglio da leggere che un bel Giallo, magari ambientato proprio dalle nostre parti? Il nuovo romanzo del modenese Luigi Guicciardi, intitolato “Giorni di dubbio”, vede il protagonista, il commissario Cataldo, indagare sul nostro Appennino, a Serramazzoni. “La storia inizia praticamente da dove finiva il romanzo precedente – spiega Guicciardi – nel quale Cataldo era stato ferito gravemente. Ora si trova a dover affrontare un lungo periodo di convalescenza con il morale molto basso perché la moglie lo ha lasciato e ha portato con se i figli per andare a stare col suo nuovo compagno in Calabria. Gli viene consigliato di andare a riposarsi a Serramazzoni, un paese più di collina che di montagna del nostro Appennino, dove non succede mai nulla, almeno in apparenza”.

Quindi all’inizio c’è un Cataldo, diciamo, a riposo…
Si i primi capitoli lo vedono passeggiare, prendere il sole, andare in trattoria, quasi come un pensionato. Fa però anche qualche conoscenza interessante, ad esempio una bella tunisina vedova, che è la proprietaria del Bed & Breakfast in cui alloggia, e il comandante della locale stazione dei Carabinieri. Questo torpore viene spezzato dall’uccisione violenta di un ricco proprietario del luogo e di una ricercatrice universitaria di storia contemporanea dell’Ateneo di Modena che era sua ospite per studiare un diario inedito, scritto dal podestà fascista di Serra tra il 1943 e il ‘45, nel quale potrebbero esserci scottanti rivelazioni. Il Comandante dei Carabinieri chiede a Cataldo di collaborare alle indagini e lui accetta volentieri, seppur in via ufficiosa.

Serramazzoni è un luogo che conoscevi già bene o l’hai ‘studiato’ per l’occasione?
La conosco abbastanza bene perché mio cognato aveva comprato un appartamento li. Quindi sono andato su per alcuni giorni per girare e vedere il paese. Ci sono molti luoghi ritratti in maniera realistica: il centro, la piazza, la caserma dei Carabinieri, la piazzetta della Parrocchia. E’ un luogo ottimale, né quello troppo piccolo in cui si sa tutto di tutti, nè quello troppo grande. Il mistero quindi può essere plausibile.

Nel romanzo c’è comunque anche un po’ di Modena?
Si, ma solo in minima parte. Cataldo deve venire all’Università per conoscere e parlare con i colleghi della giovane ricercatrice uccisa, quindi c’è via Università e parte dell’Ateneo modenese.

La storia è solo frutto di fantasia o c’è anche qualche spunto dal reale?
La storia è tutta frutto di fantasia, anche se il podestà fascista che si finge abbia scritto il diario ritrovato, ha lo stesso cognome di quello che ci fu veramente. E anche per il contenuto del diario, ho studiato la storia partigiana del nostro Appennino e ho preso fatti realmente accaduti.

Tieni anche alcune rubriche online dedicate al “Giallo”. Pensi che a Modena ci sia interesse verso questo genere narrativo?
Si direi che l’interesse c’è anche se, forse, un po’ meno che in passato. In questo momento probabilmente vanno più di moda altri generi, ad esempio il Fantasy.

Qualche anticipazione sulla prossima indagine di Cataldo?
Cambierà qualche personaggio. Il suo vice, Muliere, andrà in pensione e arriverà una nuova sovrintendente che si troverà impelagata in una serie di situazioni spiacevoli e chiederà aiuto proprio a Cataldo. Sarà comunque un giallo tutto ambientato a Modena.

Intervista di Giovanni Botti

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